C’è sempre la prima scelta, anche nel testa a testa per la panchina della Roma: è Paulo Fonseca. E non fa niente che Petrachi, dopo i no incassati soprattutto da Conte e Gasperini, abbia confessato a Baldini e Fienga di voler puntare sulla soluzione italiana e quindi su Roberto De Zerbi. Se però il club giallorosso addirittura si muove e lascia la Capitale per andare a conoscere le intenzioni e le richieste del portoghese, sta a significare che è lui il principale candidato a diventare l’erede di Ranieri.
Il viaggio di Fienga e Petrachi (rientrati nella Capitale alle ore 23,35) ha avuto come destinazione Madrid e non Lisbona, sebbene sia stato smentito ieri da chi lavora nella sede di via Tolstoj all’Eur. Che però non ha potuto non confermare il contatto avuto con il lusitano e soprattutto con il suo manager e commercialista, Abreu.
GITA FUORI PORTA – Smentita strategica e d’obbligo perché erano presenti un ds e un allenatore rispettivamente sotto contratto con il Torino e lo Shakhtar. Fonseca ha ascoltato la proposta giallorossa chiedendo delucidazioni sulla questione ambientale, tecnica e anche economica. S’è informato quindi sul piano acquisti-cessioni che ha in mente la società, chiedendo la possibilità di trattenere alcuni big in partenza e dando un via libera di massima all’accordo (triennale da 2,5 milioni a stagione).
De Zerbi, dunque, parte dietro e resta per ora l’alternativa, nonostante l’ex ds del Torino (si libera a fine giugno, ma Cairo non esclude di portarlo in tribunale) lo abbia battezzato come predestinato. Il paradosso della doppia trattativa è che ora che è più semplice convincere lo Shakhtar Donetsk che il Sassuolo. Entrambi i tecnici sono sotto contratto, ma il presidente Achmetov, avvisato con largo anticipo, ha già dato l’okay (rimane in ballo soltanto la clausola rescissoria di 5 milioni) mentre con Squinzi bisognerebbe ancora intavolare il discorso.
ADDIO DONETSK – Fonseca apre al club giallorosso. Indirettamente anche a livello dialettico con l’intervista al sito dell’Associated Press: «Mi piace stare qui allo Shakhtar, ma sono ambizioso. Voglio lavorare nei migliori campionati europei. In Inghilterra, Spagna o Italia. Non ho preferenze per un club in particolare. Ovviamente quando sei ambizioso vuoi lavorare per le migliori squadre di questi Paesi. Non sono vecchio, credo che succederà». Sembra sicuro, insomma, di lasciare presto l’Ucraina.
Così è come se si presentasse ai nuovi tifosi: «Mi piace scherzare con i miei giocatori e ridere insieme a loro. La vita è troppo bella per essere presa sul serio e a volte le battute servono per infrangere i muri. Vincere non è la sola cosa che voglio. Voglio che nelle nostre partite ci sia qualità, prediligo il possesso di palla e il fatto che i miei giochino un calcio offensivo. Voglio avere il coraggio di creare qualcosa di bello per i tifosi, perché amo il mio lavoro e di sicuro non ho l’ossessione del risultato. Sono uno che ama la qualità, lo spettacolo, e non solo la vittoria».
BIG IN PARTENZA – Il rosso di 23,4 milioni nell’ultima trimestrale (al 31 marzo 2019) conferma il piano imposto dal Financial Fair Play: la Roma, entro il 30 giugno, dovrà fare plusvalenze per 40-45 milioni, anche per l’eliminazione agli ottavi di Champions. Potrebbero bastare le cessioni (più o meno) annunciate di Dzeko, incassando 13 milioni (+4,2), e Manolas, sfruttando la clausola di 36 (+32), per andare a dama. In più anche Under, valutato 30 (+20), è tra i possibili partenti. Ma soprattutto andrà abbassato il monte ingaggi.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina / U. Trani