«Non riesco a capire come si sia potuto fare un errore del genere: è inconcepibile». Parole decise del presidente degli arbitri italiani, Marcello Nicchi, che ieri ha ammesso la gravità della svista del Var, Michael Fabbri, sull’episodio del fallo da rigore su Zaniolo in Roma-Inter di domenica sera. Non aver chiamato l’arbitro Rocchi (premiato dall’Aic ieri sera come miglior arbitro del 2017-18) alla On Field Review costerà uno stop al direttore di gara di Ravenna, prossimo internazionale, che era già stato criticato la settimana prima per un calcio di rigore non concesso ai giallorossi nella gara poi persa a Udine.
TENSIONI E POLEMICHE – Una prassi usuale all’interno dell’Aia («per far sbollire tensioni e polemiche», la motivazione ufficiosa) che in questa stagione ha già coinvolto altri arbitri, rei di non aver saputo cogliere l’attimo fornito dalla Var. «Tre gli episodi gravi finora registrati», aveva detto, con un po’ di soddisfazione Rizzoli, due settimane fa, al termine dell’incontro con gli allenatori. Numero che da domenica sera è stato incrementato di un’unità, perché in nessun modo ci sono giustificazioni a quello accaduto all’Olimpico di Roma. «Le immagini visionate, non sono state quelle giuste», la motivazione che viene fatta trapelare da via Campania, segnale chiaro che qualcosa, nell’organizzazione delle sale Var non funziona. Anche in occasione del rigore-simulazione di Chiesa in Fiorentina-Atalanta, alla base della clamorosa topica ci fu una scarsa (o addirittura mancata) comunicazione tra l’arbitro in campo e quello davanti al video per segnalare che quel rigore era un chiaro ed evidente errore. «Ho parlato con i diretti interessati, ed è difficile non ammettere l’errore. Qualcosa cambieremo», ha detto ancora Nicchi, passando la palla a Rizzoli, che in questa stagione gestisce le designazioni di arbitri e Var senza avere più il supporto (non di poco conto) di chi il progetto Var in Italia l’ha avviato e sviluppato. Ovvero Roberto Rosetti, la cui figura non è stata sostituita dopo che il torinese è stato promosso alla guida degli arbitri dell’Uefa, organismo che con il suo arrivo ha accelerato in modo esponenziale l’introduzione della Var in Champions (ieri l’annuncio di Ceferin che si partirà a febbraio, con le gare degli ottavi di finale).
LE ROTAZIONI – Rizzoli, che ha ammesso che «l’errore di Roma è umano», deve fare i conti anche con un protocollo diventato più rigido, utilizza gli arbitri a sua disposizione (21) tra direzione centrale, Var, Avar e addirittura quarto uomo, con una rotazione che però non convince. Soprattutto perché non tutti gli arbitri hanno attitudini uguali. Anzi, sono molto diversi tra loro, sia come personalità (anche se lo negano, per correggere un arbitro di maggiore spessore ce ne vuole tanta di personalità) che come caratteristiche tecniche. Sia nello stare in campo e nello stare davanti al video, che può dare una tensione addirittura maggiore di quella che si ha dirigendo una partita. Tensione che può essere ridotta formando una squadra Var, così com’è accaduto al Mondiale (Irrati è stato il top e Valeri è cresciuto molto) con arbitri che, stando davanti al video costantemente, possono acquisire competenze specifiche e sviluppare quelle intuizioni che eviterebbero gli errori come quello di domenica sera.