Roma-Juventus non può non rimandare la mente all’epico 3-0 del 16 marzo 1986. La Roma di Eriksson all’inseguimento della capolista bianconera, con una tifoseria che per la prima volta non solo in Italia, ma nel mondo, diede vita ad una coreografia capace di coinvolgere tutto lo stadio. Una coreografia capace di assicurare i due punti alla formazione giallorossa, ancor prima di veder rotolare la sfera di cuoio sul verde manto di gioco. Fausto Iosa fu mente e braccio di quest’opera immortale, lui il deus ex machina del Commando Ultrà Curva Sud e presidente del Roma Club Esquilino ricordato nella giornata odierna a distanza di otto anni dalla scomparsa.
“Ricordo le difficoltà dei giorni precedenti – racconta il figlio Mario, anch’egli grande tifoso romanista e presidente del Roma Club Esquilino – Avrebbero dovuto consegnarci le bobine già tagliate, in quanto per ogni settore dell’Olimpico erano state prese le misure precise per dar vita alla coreografia. Ce le consegnarono intere, chilometri e chilometri di plastiche. Per tre giorni tutti i ragazzi della Sud si alternarono in un magazzino nei pressi di Via Merulana, lavorando giorno e notte tra le attenzioni dei condomini e di tutte le signore che portavano cibo e bevande tra un “forza Roma” e un altro. Solo a Roma possono succedere queste cose. Il giorno della partita mio padre organizzò dei gruppetti da inviare nei vari settori, al fine di coordinare al meglio il tutto. Fu una delle coreografie più riuscite, un qualcosa di cui esser fieri perché ci fu una simbiosi totale non solo tra tifosi, ma anche tra tifoseria e squadra. Il segnale per dar via allo srotolamento fu lo sventolio della bandiera svedese, a cui pensai io”, la più grande mai vista prima, come disse lo stesso Eriksson.
Bandiera svedese scelta poiché “spiccava su tutte le altre. Nel giro di pochi istanti sembrò come se i raggi del sole fossero scesi a colorare l’Olimpico”. Giallo e rosso, rosso e giallo in ogni centimetro degli spalti: il risultato finale quel giorno non sarebbe potuto esser diverso. Ad otto anni di distanza la Roma e i suoi tifosi, vecchie e nuove generazioni, continuano a ricordare le gesta di chi per la Roma diede tutto, o forse anche di più. Fausto Iosa non fu soltanto una delle figure chiave per la nascita del tifo organizzato, ma anche un innovatore capace di studiare meticolosamente coreografie che hanno fatto la storia non solo giallorossa, ma del tifo tutto. “I ragazzi della Sud di oggi sono stupendi – ci tiene a sottolinearlo Mario Iosa – hanno mille limitazioni che noi non avevamo, eppure continuano a portare in alto i nostri colori”.
Roma-Juventus non può così non rimandare la mente a Fausto Iosa, lui che era solito volgere le spalle al campo per osservare il perfetto funzionamento di quella macchina da tifo senza eguali. Adesso è soltanto più in alto, in quella Curva Paradiso da dove con fare paterno osserverà le gesta di chi, a distanza di anni, continua a tramandare di generazione in generazione la storia immortale di chi ha ha reso la Curva Sud la voce di un sentimento che non conosce la parola fine.