Kessie a tutti i costi, o quasi. Per la precisione: a 30 milioni, non uno di più. È questo il rilancio della Roma arrivato nel tardo pomeriggio di una giornata da montagne russe che ha visto per qualche ora l’ivoriano a un centimetro dal Milan. I rossoneri, infatti, hanno deciso di fare sul serio e nell’incontro col presidente Percassi di mercoledì sera hanno messo sul piatto 32 milioni più bonus (sempre con la formula del prestito biennale con riscatto obbligatorio) superando l’offerta fatta a gennaio dalla Roma. A riaprire i giochi sono state le perplessità dello stesso Kessie e del suo agente Atangana che riteneva basso il compenso promesso al suo assistito: poco più di 1 milione a stagione. La Roma ha deciso di alzare la posta anche su questo fronte alzando lo stipendio a 1,7 milioni. Lo ha fatto ieri in un incontro allo studio Tonucci alla quale hanno preso parte il nuovo ds Monchi, Massara e il presidente Percassi che si gode l’asta e passa la palla a Kessie. All’incontro non ha preso parte proprio Atangana e questo a Milano viene visto come un segnale positivo.
Il rialzo della Roma però ha fatto riflettere il 21enne che si è preso due settimane di tempo. Sarà lui a decidere il suo futuro. La risposta arriverà dopo Atalanta-Milan, ma soprattutto dopo le sfide romaniste contro Milan e Juve che valgono il 2° posto. Proprio la partecipazione alla Champions potrebbe spostare la bilancia. «Questione di soldi e di prestigio», come ha detto Monchi in conferenza stampa. Il ds in un’intervista alla radio spagnola Ondacero ha spiegato i piani giallorossi: «La Roma e il Siviglia fanno un mercato simile. Prendono lo stesso tipo di calciatori, anche se il club giallorosso ha un budget economico maggiore, quasi il doppio. La Roma non va al prodotto finale di 50 o 80 milioni. La Roma non va da Pjanic ora che è alla Juve ma ci va prima. Prende Marquinhos dal Brasile, non dal Psg». Questione allenatore: «Emery lo sento solo come amico, Marcelino l’ho sentito via sms 15 giorni fa. Col mio lavoro vorrei convincere Spalletti a restare, se così non sarà ci daremo da fare».