Dopo la tre giorni londinese, la dirigenza giallorossa è pronta a rientrare in giornata a Trigoria. Ci sarà anche Monchi (arrivato per ultimo nella City) che ieri ha relazionato Pallotta sulla situazione attuale della squadra, prospettandogli la strategia per aggiustare in corsa la rosa che ha bisogno di 1-2 interventi in questa sessione invernale di mercato. Il presidente ha ascoltato ma non ha cambiato la posizione societaria: a ogni nuovo arrivo deve corrispondere una partenza.
BUDGET CERCASI – Uno scenario che aveva già prefigurato lo spagnolo, nel post-gara contro l’Atalanta. Per questo motivo il ds, dovrà adoperarsi in fretta per qualche cessione. Con le valigie pronte c’è Bruno Peres. Sul brasiliano sono in pressing il Benfica e il Galatasaray. In giornata un intermediario dell’ex granata sarà a Lisbona ma da quanto trapela dall’entourage del ragazzo, non c’è fretta. L’esterno destro, attende infatti passi in avanti del Brighton, affascinato dalla possibilità di giocare in Premier. Il problema è legato al suo status di extracomunitario e le rigide regole per ottenere il permesso di lavoro. Prima di accettare altre proposte, la sensazione è che Peres voglia capire se la pista della Premier è praticabile o meno. Con il discorso Emerson-Juventus in stand-by, essendo legato alla cessione di Alex Sandro, l’altro calciatore in partenza è Skorupski. Piace al Genoa, che vorrebbe però rimandare l’acquisto a giugno. La Roma ha fretta e attende sviluppi da un timido sondaggio del Crystal Palace. Tutto fermo sul versante Strootman. Il messaggio che trapela da Trigoria è risoluto: è l’agenzia che cura gli interessi dell’olandese che qualora trovasse un acquirente deve farsi viva con la Roma, non il contrario. In entrata, rimane viva la pista legata a Darmian. L’alternativa è Juanfran, più defilato Bereszynski, nonostante l’apertura di Ferrero: «Se me lo avessero chiesto, glielo avrei già dato». Soltanto venisse ceduto l’olandese, Monchi virerebbe su un centrocampista. Anche se il ruolo è diverso, piace Torreira. Se non per adesso, per giugno.
LO STADIO CHE VERRÀ – Prima di incontrare Monchi e di recarsi poi in serata alla O2 Arena anche con gli altri dirigenti giallorossi presenti a Londra per assistere alla gara di Nba tra i Boston Celtics e i Philadelphia 76ers, Pallotta è intervenuto al convegno internazionale “Leaders in Sports meet innovation”. Alcuni passaggi del suo intervento: «Non puoi essere un brand globale senza uno stadio di proprietà. Vogliamo essere il secondo club preferito di tutti. Ci sono 3 miliardi di tifosi di calcio nel mondo e se io riuscissi a portare anche soltanto l’un per cento a sostenere la Roma come seconda squadra, sarebbero 30 milioni di tifosi. E se spendessero anche soltanto 5 dollari a testa, ci sarebbe un ricavo di 150 milioni di dollari. Fino a 5 anni fa pensavo che il calcio fosse un gioco orribile, non riuscivo a capirlo, ora sono fuori di testa per il calcio. Tutti a Roma vogliono questo stadio tranne forse i tifosi della Lazio che ci potranno però giocare una volta a stagione». Il presidente ha poi svelato come, in prima persona, ha dovuto affrontare la questione dell’ordine pubblico: «Circa un anno e mezzo fa, abbiamo incontrato il responsabile della Polizia. Appena mi sono seduto, ho chiesto: “Perché non arrestate queste persone?”. Lui mi ha risposto “Permettimi di farti vedere perché” e mi ha aperto questo fascicolo pieno di persone che avevano commesso qualcosa. Ma c’erano solo immagini sfocate. Quindi abbiamo chiesto se potessimo portare telecamere ad alta definizione all’interno e le abbiamo comprate noi, anche se non siamo i proprietari dello stadio, per iniziare a vedere chi è che crea problemi».