Loro c’erano, in quella doppia sfida di due anni e mezzo fa che valeva l’accesso alla Champions 2016-17: Kostas Manolas, Daniele De Rossi e Edin Dzeko. Allora come oggi, l’ossatura centrale della Roma, la sua spina dorsale in mezzo al campo. E siamo pronti a giurare che non hanno dimenticato quel dolorosissimo precedente con il Porto dell’agosto 2016, quando all’Olimpico un blackout totale li fece sprofondare dopo il buon pari conquistato in terra portoghese. Domani, quando saliranno le scale che portano dal tunnel al terreno di gioco, ritroveranno Casillas, Felipe, Alex Telles, Danilo, Hector Herrera: tutti giocatori incrociati all’inizio di una stagione poi rivelatasi da record (secondo posto con 87 punti, a -4 dalla Juve), ma iniziata nel peggiore dei modi.
Edin avrà di nuovo a che fare con quell’Alex Telles che, nell’andata del Do Dragao, gli negò un gol praticamente fatto con un clamoroso salvataggio sulla linea. Kostas, pronto a tornare a guidare la retroguardia giallorossa dopo aver saltato la sfida di Verona, dovrà fare i conti con le incursioni di capitan Herrera, sempre pronto a dare manforte agli attaccanti biancoblù. E Daniele vorrà assolutamente cancellare quel rosso rimediato di fronte alla sua gente il 23 agosto 2016, quando fu espulso per un’entrata a gamba tesa in netto ritardo su Maxi Pereira.
Lasciando i suoi, già sotto di un gol, anche in inferiorità numerica per tutto il secondo tempo. «Questa sconfitta ci spezza in due, perché la posta in palio era altissima – disse Spalletti al termine della gara di ritorno – Tutti potranno dirci quello che vogliono e noi dovremo inghiottire e basta: queste sono botte forti e ci vorranno almeno due-tre mesi eccezionali per rimettere a posto qualcosa». Un contraccolpo psicologico (oltre che economico, dati i mancati introiti per la qualificazione alla fase a gironi) che il tecnico toscano e i suoi si portarono dietro nei primi mesi di campionato, salvo poi rialzarsi e disputare una stagione da incorniciare.
Voglia di riscatto (…)
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