Si fa presto a dire vai e vinci, perché la Champions è questione seria, materia complicata per uno studente che ha sempre digerito più l’italiano che le lingue straniere. Vai e vinci, alla Roma, non lo dici con tanta facilità. Nell’Europa più nobile è impresa riuscita solo due volte su 14 partite dell’era americana, 16 a voler tener dentro il playoff di un anno fa. Cska Mosca e Bayer Leverkusen, una volta all’anno come fosse un controllo medico, l’Olimpico come amico neppure troppo stretto, poi stop. Basti questo per capire che razza di salita la Roma ha davanti in un girone che comprende pure il Chelsea. E se poi la prossima avversaria si chiama Atletico Madrid, che una Champions fa s’è arreso fuori casa solamente a Bayern e Real Madrid, ecco, il quadro è chiaro.
VERSO I 40 MILA – Salita dura, ma la bici di Eusebio Di Francesco è pronta. Dev’esserlo, perché l’ambizione di volersi giocare la qualificazione fino in fondo passa inevitabilmente da un risultato positivo già martedì. Una vittoria, appunto. Servirebbe la terza gioia, tutto qui. Servirebbe un Olimpico a spingere Dzeko e compagni, a emozionare il bosniaco che ieri s’è portato avanti festeggiando la nascita del figlio Dani, 3,6 chili di tenerezza. Ecco, una vittoria della Roma peserebbe pure di più di Dani. Cancellerebbe il fastidio per la sconfitta con l’Inter di due settimane fa. E riscriverebbe il destino di un girone a quel punto davvero tutto da giocare. Pieno non sarà, l’Olimpico. Ci sarà il presidente James Pallotta, intorno a lui è immaginabile pensare a poco meno di 40 mila spettatori. A ieri la prevendita dei biglietti si attestava intorno ai 16 mila tagliandi, da aggiungersi ai 14 mila mini abbonamenti Champions sottoscritti. Totale parziale 30 mila, ma in fondo ne bastarono meno un anno fa a Di Francesco per esordire da tecnico in ambito europeo (al netto delle fasi preliminari) e sconfiggere un’altra spagnola, l’Athletic Bilbao. Finì 3-0 per il Sassuolo, l’antipasto fu migliore della cena tutta che alla fine disse eliminazione per il tecnico. Ecco: martedì andrebbe bene un antipasto di livello, per poi decidere con relativa calma i piatti successivi. Perché in fondo sarebbe necessario alla Roma, certo. Ma in particolar modo al suo allenatore, che convive con una certa dose di scetticismo intorno a sé. Tre punti con l’Atletico Madrid varrebbero una grande serata. Di più: varrebbero la serata europea migliore dell’era Usa.