«Lo stadio si fa», dice Virginia Raggi. Una pausa, e poi, guardando la delegazione della Roma, aggiunge: «I proponenti, se vogliono, potranno aprire i cantieri già entro l’anno». Il fischio d’inizio della partita sullo stadio lo dà la sindaca della Capitale dopo aver ricevuto l’ok dal Politecnico di Torino in una relazione sulla mobilità dell’area dove sorgerà l’impianto, passaggio non vincolante ma «politicamente» necessario dopo gli arresti di Luca Parnasi e del «facilitatore» di Raggi, Luca Lanzalone. Un sì ancora virtuale, però, perché condizionato alla messa in pratica delle soluzioni per evitare quello che i tecnici di Torino non esitano a definire un quadro «catastrofico», relativo a un contesto «preoccupante» con «scenari futuri di possibile blocco pressoché totale della rete di connessione con lo stadio» e, addirittura, con «possibili effetti relativi alla salute dei cittadini». (…)
L’iter prevede ora il passaggio in Consiglio comunale per la variante urbanistica (in primavera), poi la palla passerà alla Regione Lazio. Ma già bastano le parole di Raggi a far esultare la politica — da Matteo Salvini a Luigi Di Maio —, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e Mauro Baldissoni per il quale «è ormai il momento che la Roma possa iniziare a costruire».