Tre gol e due assist in 37 minuti. Ok, il Latina milita in serie D, si era radunato il giorno precedente alla gara, si tratta soltanto di un’amichevole estiva e le prove da superare da qui in avanti saranno ben altre che non i volenterosi pontini. Fatto sta che Schick è partito con il piede giusto. Immaginate ad esempio se fosse accaduto il contrario, come spesso capita nelle prime uscite stagionali, con alcuni calciatori che faticano ad entrare in forma e/o inquadrare la porta. Patrik invece ha fatto quello che doveva fare: segnare, aprire varchi per i compagni e mostrare quel carattere che lo scorso anno è sembrato essere a più riprese il suo tallone d’Achille. Lo ripetiamo, sono piccoli segnali in attesa di conferme ben più solide. Ma con in campo Perotti e De Rossi, prendere il pallone e decidere di tirare il rigore, è stato un altro segnale che qualcosa sta cambiando. Forse nella sfrontatezza, nella leggerezza, nella gioia di fare quello che gli riesce meglio: giocare a pallone.
SPAZIO AL CENTRO – Quello di sabato, tra l’altro, non è stato il primo indizio. Dalla bellissima rete nell’allenamento di giovedì dopo aver vinto un duro contrasto con Manolas, alla voglia di ridursi le vacanze (appena una decina di giorni in barca in Croazia) per iniziare ad allenarsi a Praga insieme ad un tecnico di hockey e perché no, anche qualche sorriso in più che non guasta mai. Il piglio diverso con il quale porsi, sia con i compagni che in allenamento, più volte chiesto da Di Francesco lo scorso anno, inizia a vedersi. Come il ruolo nel quale il tecnico ha deciso d’impiegarlo. Per carità, il primo test estivo può lasciare il tempo che trova anche a livello tattico ma se si sommano quei 45 minuti ai primi giorni di ritiro, si evince che Schick a destra nel 4-3-3 non ci giocherà spesso. Con Under e mister X (che dipenderà dall’epilogo della vicenda Alisson: Chiesa il sogno, Suso la realtà, mentre Berardi per ora rimane la carta di riserva da giocarsi in extremis nel caso saltassero le altre opzioni) l’ex Samp deve ritagliarsi un posto al centro. E l’acquisto di Pastore, in quest’ottica, può regalargli nuovi orizzonti. Perché se al momento Patrick è il vice-Dzeko, non è escluso che quando la squadra sarà più rodata il ceco non possa esser provato in coppia con Edin nel 4-3-1-2 oppure a fianco dell’argentino nel 4-3-2-1 dietro il bosniaco. Numeri e moduli che non sono altro che un’evoluzione del 4-3-3. Anche nella stessa gara.
REDS, ASPETTANDO I BLUES – Partita che si annuncia alle battute finali per Alisson. Il count-down, anche se non ufficialmente, è partito. Lo ha lanciato Monchi la scorsa settimana («A tutto c’è un tempo») e dalla Premier i segnali sono arrivati. Giovedì il Liverpool ha superato l’offerta del Real Madrid arrivando a 60 milioni più 5 di bonus (gli spagnoli sono fermi a 50 più 10). La Roma, però, aspetta. Sa che l’unico modo per arrivare ai 75 milioni stabiliti per il brasiliano, è che il Chelsea si unisca all’asta. E gli intermediari che si stanno occupando dell’operazione in Premier – forti del fatto che Sarri è un estimatore di Alisson e più indiscrezioni, sembrano convogliare ad un Real pronto a muoversi per il pacchetto Hazard/Courtois (anche se ieri il portiere, sul suo futuro non ha escluso nulla: «Tutte le opzioni sono aperte, anche rimanere al Chelsea») – hanno garantito a Monchi che a breve arriverà anche la proposta dei Blues. Il ds attende. Comunque vada, per lui e la Roma, sarà un successo.