Un sorriso che parla più di un gesto di rabbia. Quando la Roma incassa il 2- 2 al 95’ di una partita incubo, da parte di un Cagliari scatenato e ridotto in nove, Di Francesco rimane completamente solo e abbandonato col suo sorriso gelido, ironico, beffardo. Un’espressione che racconta meglio di qualunque parola il grosso guaio in cui il tecnico della Roma si è infilato. Il pareggio di Cagliari è solo l’ultimo di una serie di una brutte figure che hanno tormentato questa stagione che senza nemmeno essere arrivata a Natale ha già un profilo fallimentare: se può dirsi deluso il Napoli che ha 8 punti dalla Juve, o l’Inter che ne ha 14, cosa dovrebbero dire e fare alla Roma che di punti dalla Juve ne hanno 22?
A parte tutto questo, è il modo che ancor più offende questa povera e modestissima Roma. Basterebbe che il 2- 2 fosse arrivato alla rovescia e cioè in rimonta e già parleremmo di altro. E invece il 2- 2 è arrivato nella maniera più assurda, rocambolesca e umiliante che si possa immaginare. Succede infatti che a 4’ dalla fine del tempo regolamentare la Roma sia in vantaggio per 2- 0 con i gol di Cristante e Kolarov su punizione. Ma Ionita riapre il match con una capocciata velenosa e tosta su suggerimento dell’onnipresente Joao Pedro. E subito dopo ecco l’inimmaginabile. Grande parata di Olsen e fallo di Faragò, punizione, proteste e l’arbitro Mazzoleni che nella rissa tira fuori due volte il rosso per Ceppitelli e Srna (Maran era già stato espulso per altre proteste precedenti) che escono mentre la Sardegna Arena ribolle di rabbia. Siamo già al 4’ minuto di recupero, la Roma dovrebbe solo amministrare il vantaggio per pochi secondi così come si può fare nel basket e invece precipita. Il 31enne trottolino sardo Marco Sau, entrato al posto di Farias, parte da solo e infila tutta la difesa romanista. Manolas tenta l’intervento disperato e cicca la palla. Il gol arriva per la gioia sfrenata del Cagliari e la disperazione della Roma, che figura tale non ha mai fatto, nemmeno quando ha perso in casa con la Spal. Beffata e umiliata da un Cagliari in nove. Come un pugile messo ko da un altro con braccio legato dietro la schiena. Per Sau è un gol che lo fa uscire dall’incubo di una brutta storia familiare, con l’arresto di suo fratello un mese fa, per detenzione di armi.
Di Francesco rimane lì esterrefatto col suo sorriso, Florenzi rientra negli spogliatoi addirittura piangendo. La squadra è psicologicamente liquefatta, non ha carattere, ha paura, qualsiasi contrattempo la manda in tilt. L’allenatore è più che mai a rischio, resta attaccato ormai a un filo debolissimo (si parla già da tempo di Paulo Sousa). «Abbiamo giocatori con un’esperienza tale che non si può prendere un gol così, abbiamo deficit mentali importanti» . Il tutto mentre i social esplodono e i tifosi se la prendono furiosamente con l’allenatore, arrabbiandosi soprattutto per l’improvvido sorriso. Davanti ci sono la trasferta di Plzen in Champions, virtuale, e il Genoa di Prandelli all’Olimpico. Ormai potrebbe non esserci più di una settimana nel futuro giallorosso di Di Francesco. Dagli Stati Uniti rimbalzano parole durissime del presidente Pallotta: «Pensavo fosse uno scherzo, è stato un disonore» . Deciderà il ds Monchi, che è a sua volta in difficoltà. Lui Di Francesco, come sempre, si dice «amareggiato e arrabbiato» . Lo ripete sempre, come un vecchio disco rigato.
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