Di San Tommaso, a Trigoria, non ce ne sono. La Roma crede pure se non vede, crede allo scudetto e non si scandalizzi nessuno. Non è lesa maestà progettare di avvicinare la Juventus, che in fondo così poco lontana – da quando sventola la bandiera americana – non è mai stata. Settantuno punti in 31 giornate non sono un record – Rudi Garcia era a quota 73 nel 2013-14, ma con un -8 dalla vetta – però valgono un pensiero stupendo. Raccontano di un Luciano Spalletti particolarmente soddisfatto negli spogliatoi di Bologna. Raccontano di giocatori – De Rossi e Fazio su tutti – carichi per esser riusciti a mostrare in campo il «ghigno» chiesto dall’allenatore. Con la sensazione di un paradosso che si sta consumando: ora che il «libera tutti» del tecnico s’è verificato, ora che la conferma di Spalletti non è più materia da portare in campo legandola a questo o quel risultato nel singolo match, ora che i toni si sono distesi anche a livello di comunicazione, è come se all’improvviso la squadra si fosse liberata di un peso. Non c’è più null’altro a cui pensare se non a vincere la partita: concetto banale che a Trigoria pareva esser stato dimenticato nell’ultimo mese.
PERCHE’ SI – E allora val la pena crederci, perché in fondo non c’è miglior modo di difendere il secondo posto dal Napoli che attaccare il primo. Val la pena per tre motivi, almeno tre. Il primo: l’ultimo aggiustamento tattico di Spalletti, il ritorno alla difesa a quattro con esterni tutt’altro che offensivi, ha ridato stabilità ed equilibrio. Oggi la Roma ha la miglior differenza del campionato, +43 rispetto al +42 della Juve e al +39 del Napoli, e il dato potrebbe persino avere un peso in caso di arrivo a pari punti con i bianconeri. L’andamento è tutt’altro che lento: 30 punti nel girone di ritorno non li ha fatti nessuno oltre la Roma (Juve e Napoli 29). Secondo motivo, l’ha citato lo stesso Spalletti come «un grandissimo vantaggio»: un solo impegno a settimana, per una squadra spremuta nel minutaggio, vale una gestione della fatica che in altri tempi non è stato possibile effettuare. Punto tre: lo scontro diretto in casa, alla terzultima, è in calendario il 14 maggio, 4 giorni dopo un’eventuale semifinale Champions della Juve. Ergo: a Trigoria in pochi tiferanno Barça.
PERCHE’ NO – Sarebbe come farsi autogol e la Roma – ecco il primo motivo per dubitare – qualche autogol se l’è già fatto. La personalità non è dote che abbonda nell’organico, troppe volte al di sotto della sufficienza nelle partite chiave. Pure a Torino con la Juventus, se è vero che alla fine di quel match Szczesny dichiarò: «Dobbiamo essere più uomini e meno ragazzini». Secondo punto a sfavore: a non credere alla rimonta è per prima una buona fetta di tifoseria che ha accusato la doppia eliminazione dalle coppe. Forse preoccupata – ecco il terzo nodo – da un calendario che piazza davanti insidie chiamate Atalanta, Lazio e Milan. In amore non c’è ragione, ma da queste parti pare non valere più.