Eusebio Di Francesco continua a stupire. E non solo per i punti in classifica che sono 5 in più rispetto a quelli della passata stagione. Paradossalmente c’è un altro dato che sorprende gli scettici a priori del tecnico abruzzese: il numero dei gol subiti. Attualmente la Roma in campionato ha preso 4 reti, tre in una gara e una al 90′ contro l’Udinese. È la seconda difesa del torneo e 4 volte su 6 Alisson ha chiuso con la porta inviolata. Pur non essendo stato accontentato pienamente sul mercato a Pinzolo, nella lista dei cinque acquisti da effettuare, il tecnico aveva chiesto un difensore centrale Di Francesco ha fatto di necessità virtù. E ha modellato, di partita in partita e soprattutto a seconda dei calciatori impiegati, il reparto, correggendosi in corsa.
LE CORREZIONI – Il 26 agosto contro l’Inter, ad esempio, pur in assenza di terzini destri e con tre centrali su quattro a comporre la linea difensiva, non ha voluto abbandonare l’idea del calcio propositivo. Al termine della gara, il baricentro medio della squadra è stato di 52 metri. Non alto come in occasione della partita con il Benevento (56) ma tuttavia sufficiente per facilitare, come nell’occasione del primo gol di Icardi, alcuni errori. La decisione di far uscire costantemente i difensori centrali sugli uomini tra le linee, ha fatto sì che Fazio incorresse nella pecca di salire sul portatore di palla (Candreva) senza alcun motivo, visto che c’erano De Rossi e Nainggolan ad affrontarlo. Buco dove Icardi è andato a nozze. Un errore ripetuto anche in Champions contro l’Atletico Madrid dove, alla linea difensiva molto alta non si è aggiunto un pressing adeguato. In entrambe le gare, la Roma ha sofferto anche l’inferiorità numerica a centrocampo, nonostante lo sfiancante lavoro di ripiegamento di Defrel.
LA TRASFORMAZIONE – La Roma di Milano è stata una squadra diversa. E va dato merito a Di Francesco, al netto del lavoro specifico sui singoli (da Peres a Fazio, non dimenticando Manolas) di aver modellato la difesa sui suoi interpreti. Non è servito disporsi a cinque come nel finale contro l’Atletico ma se gioca Fazio difficilmente da qui in avanti vedremo la linea difensiva alta. Il baricentro molto basso dei giallorossi a San Siro (46,7 metri) è lì a dimostrarlo, nonostante la pressione rossonera fosse abbastanza flebile. Tradotto: si è trattato di una scelta a priori e non di una necessità, dovuta ai pericoli subiti. Alla linea più bassa, si è aggiunta poi una minore distanza tra i reparti che ha fatto in modo che in mediana ci fosse più densità rispetto alle prime uscite stagionali. E poco importa che la difesa abbia utilizzato meno il fuorigioco (appena 2 volte: erano state 4 contro Atletico e Inter, 6 col Verona). L’idea di compattezza fornita contro il Milan è il punto dal quale ripartire per affrontare il Napoli. Un altro esame. L’ennesimo.