«Io se non vinco non rimango. E vincere vuole dire conquistare un titolo. Il mio discorso è sempre stato questo, da quando sono tornato». No, non è proprio così. E, stavolta, la virata è inequivocabile. Perché mai Spalletti, almeno in pubblico, si era spinto a tanto, alzando l’asticella davanti al suo futuro. In altri passaggi dei suoi precedenti sfoghi, pure i più soft, ha spesso lasciato accesa la speranza di chi alla Roma se lo terrebbe comunque stretto, facendo intendere che magari sarebbe anche bastato il raggiungimento del 2° posto che vale l’accesso diretto alla prossima Champions. Adesso, da se stesso e quindi dai giocatori, pretende dunque di più per restare in giallorosso. E la nuova strategia coincide la massima ambizione: scudetto o Coppa Italia. In caso contrario, cioè senza aver portano niente in bacheca, sarà addio. Se per l’obiettivo numero 2, già la sfida di martedì prossimo, semifinale di ritorno contro la Lazio partendo sotto di 2 reti, potrebbe anche essere quella cruciale, per l’altro parte stasera all’Olimpico, ore 20,45 contro l’Empoli (6 ko di fila), la volata che prevede ancora 9 tappe.
GIOCO DI SOCIETÀ – Il sole caldo della capitale tramonta, insomma, sulla fredda cronaca. Alla quale è obbligatorio rifarsi per spiegare in modo corretto questo rapporto che si sta consumando lentamente. Rimane a disposizione della platea il verbo sintetico di Lucio, attento a non svelare altri passaggi del suo feeling con la proprietà Usa. Così diventa stringato e, per certi versi, scontato il suo racconto sul vertice di mercoledì 22 marzo in via Sardegna, con la pizza offerta a Pallotta e al suo management italiano: «Con il presidente abbiamo parlato di tante cose: è stata l’occasione per dirgli di persona quello che è il mio pensiero. E che è sempre stato lo stesso da quando sono qui. Quello che mi ha detto va, invece, chiesto a lui: io non sono uno spione».
NUOVO DS IN FREEZER – «Di questo non so niente». Spalletti schiva la notizia dell’annunciato (da Sabatini, non uno dei tanti) sbarco di Monchi a Trigoria. Lo spagnolo, per Lucio, è come se non esistesse. «Non ho parlato con la società di lui. Il mio direttore sportivo è Ricky Massara, secondo me bisogna avere rispetto per quelli che hanno lavorato bene come lui. Ho avuto due direttori:Walter Sabatini, di cui ho già parlato più volte e si sa come, e Ricky Massara, altrettanto bravo, una persona squisita che ha un modo di starti vicino, di capire determinati momenti, una qualità di intendersi di calcio e di giocatori che disperderla sarebbe qualcosa che mancherebbe alla Roma. Ho sentito parlare di Monchi, mi dicono che è un grande professionista, ma l’ho letto soprattutto sui giornali. Queste sono prospettive future. Per noi invece la priorità è la partita con l’Empoli. E vincerla è il miglior modo per preparare il derby con la Lazio». Gelido sul nuovo ds come sul consulente Baldini: «E’ un modo di deviare l’attenzione che ci deve essere dentro la squadra alla quale non partecipo: l’organigramma della società non lo decido io, ma Pallotta». Si scioglie, invece, aspettando il derby: «Sembra che la Sud abbia deciso di entrare: ogni volta che la palla uscirà, mi girerò verso la curva. Mi è mancata tanto in questi mesi eme la voglio godere».
VISTA SUL SAN PAOLO – «Ho molti difetti, ma anche una dote: non gufo. Io penso a fare il mio». Spalletti non prende posizione sul big match Napoli-Juve di domani sera che sarà comunque decisivo. «Io devo soprattutto lavorare in maniera professionale, fare il mio e bene. Anzi, se ci riesco, benissimo. Quella sarà una partita che guarderò attentamente, tra due grandi squadre, due ottimi allenatori e splendidi calciatori: quindi me la gusterò perché sarà sicuramente uno spettacolo di primo livello. E se posso andrò lì».