La Capitale ha parlato, Milano risponderà? Anche la Roma ha fatto quel che doveva: bracca la Lazio, si prende almeno un paio di notti al quarto posto mettendo altra pressione all’Inter e sperando in una frenata del Milan, lancia l’operazione Champions scaldando Dzeko, sempre più attaccante di squadra, totale: un gol (il 5° in campionato, tutti in trasferta), un assist, il 4-0 sfiorato due volte. Manifesta superiorità di qualità, per la Roma: altri impegni diranno se è stata vera gloria. Ma intanto: tre gol, due legni(il totale sale a 12), capacità nella sua imperfezione di leggere i momenti per colpire un Chievo che ha detto un altro importante addio ai suoi sogni. (…)
Il primo gol della Roma è stato un torto dei suoi a Di Carlo, che li aveva scongiurati di non ricadere in certe distrazioni difensive: un colpo di testa centrale di Nzonzi è diventato assist per El Shaarawy (7° gol personale al Chievo), stavolta impietoso nel leggere un errore difensivo collettivo, riassunto dal ciapanò di Bani e Frey. Tutti messi, o usciti, male e in ritardo: più che un buco una voragine. Un regalo, più che altro. Invece il secondo gol, quello del 2-0 (23° nei primi tempi in campionato: record), se l’è fatto da solo Dzeko, con un gol capolavoro per lettura, costruzione (uno-due richiesto a Karsdorp) e soluzione finale: sterzata su Hetemaj che lo sta ancora cercando e traiettoria disegnata in spazi ristretti, sul palo lontano. (…)
La vulnerabilità centrale della Roma si è propagata fino ad inizio ripresa ma stavolta, prima di rischiare un’altra salita improvvisa, è emersa anche una spietata tendenza al killeraggio. Sfogliando il manuale della ripartenza perfetta: strappo di El Shaarawy, sponda baciata di Dzeko, corridoio spalancato per fulmine Kolarov. (…)