Un movimento innaturale. La caviglia (destra) che si gira. La smorfia di dolore. De Rossi è nuovamente ai box. Una tegola per Spalletti che domani dovrà rinunciare già ad Emerson, pronto a rientrare però nella trasferta di Pescara. Daniele invece ancora spera. Non ha alzato bandiera bianca anche se le possibilità di vederlo in campo non sono molte (pronto Paredes).
Tutto dipenderà se l’arto si gonfierà o meno. Oggi, valutata la situazione, prenderà una decisione. E dire che contro l’Atalanta poteva tagliare il traguardo stagionale delle 26 presenze, comprese le coppe, con la fascia di capitano al braccio. Quella che sembrava la sindrome di Carlo d’Inghilterra, il principe che si è fatto vecchio senza diventare mai re, Daniele se l’è messa alle spalle.
In questa stagione «Capitan Futuro» si è trasformato sempre più in «Capitan Presente», pur riconoscendo – appena può – a Totti la titolarità del grado. Questione di amicizia, di rispetto, di sensibilità nel capire cosa sta vivendo il compagno di squadra di una vita che, di settimana in settimana, immalinconisce sempre di più in panchina, relegato ormai a quello che proprio Spalletti – ad inizio stagione, il 12 luglio – si era augurato non accadesse: «Volete fargli fare il tour dell’ultimo stadio, dell’ultimo avversario, volete fare così? Gli state preparando il ciondolino dell’ultima stagione. Adesso avete iniziato questa manfrina per distruggerlo psicologicamente. Tutti allineati che gioca l’ultima partita a San Siro e poi al San Paolo… Gli facciamo vedere il vulcano perché è l’ultima volta che può vedere il vulcano? Tutte manfrine che vi fa comodo scrivere, mettiamolo in evidenza. E’ scorrettissimo».
LUNGA ATTESA – Totti in questa stagione ha indossato la fascia appena una volta in campionato (contro il Crotone, il 21 settembre) che è quindi slittata automaticamente sul braccio di Daniele. Per questo suona singolare che sul rinnovo sia ancora tutto fermo. De Rossi aspetta. Nonostante vicino a lui ci sia chi si sta prodigando per presentargli offerte sia dall’Italia che dall’estero, Daniele è stato chiaro.
Fino a metà maggio aspetta la Roma. Consapevole in primis di essere in una posizione di forza, considerando la buona stagione disputata, e che il club in questo momento è appeso alla qualificazione diretta alla Champions per la programmazione futura («Comporta un significativo aumento degli introiti, di quasi un quarto», Baldissoni dixit), il nazionale azzurro non vuole mettere pressione. Anche perché più trascorrono i giorni e c’è chi lo fa per lui.
Inevitabile infatti non parlarne a livello mediatico, tra tifosi. Ricapitolando: per ora non c’è una trattativa. Per intenderci ancora meglio: non siamo ancora al «Voglio un biennale», oppure «intendo guadagnare non meno di…». Perché prima di muovere i primi passi, De Rossi vuole ascoltare cosa gli verrà proposto dalla dirigenza giallorossa.
Sinora è fermo a qualche rassicurazione verbale nei corridoi di Trigoria, lontana però da qualsiasi forma di trattativa. Figuriamoci d’intesa. È chiaro che una sua idea ce l’ha e al momento opportuno la esporrà. Quello che è sicuro che non vuole giocare sino a 40 anni. L’idea è quella di continuare un paio di stagioni ad alto livello. Il desiderio, nemmeno a puntualizzarlo, è farlo con la Roma.