Non è sbiadito il rosso che va in campo. È quello che si legge col segno meno davanti a spegnersi un po’. Pericolosa abitudine a Trigoria, e allora ecco la Champions che fa bene al cuore della Roma e pure ai conti: è l’altra faccia dell’impresa europea che sta compiendo Eusebio Di Francesco. Presto per dire se i milioni serviranno a evitare anche una sola delle solite cessioni. O magari aiuteranno a trovare il modo di ritoccare a gennaio l’organico, magari con un vice Karsdorp o chi per lui. Non è presto per niente, invece, per tirare un po’ di somme.
GLI OTTAVI – Eccoli fatti, i conti della Roma. La sola qualificazione agli ottavi di Champions varrebbe 6 milioni di euro, ai quali è logico aggiungere almeno tre milioni di incasso, ovvero la stessa cifra intascata con il Chelsea tra paganti e quota abbonati. Dieci milioni scarsi, il tutto al netto della voce market pool, che è la fetta importante della cifra che la Uefa distribuisce ai club. Per intendersi: la seconda tranche del market pool per le italiane vale 55 milioni e sarà divisa tra Juve, Roma e Napoli in base al cammino di Champions, più vai avanti e più guadagni. Cinicamente: alla Roma, oltre che tifare per la propria qualificazione agli ottavi, non dispiacerebbe un’eliminazione prematura di Juve e/o Napoli.
GIÀ IN TASCA – Le Champions 2014-15 e 2015-16 hanno portato molti soldi nelle casse della Roma anche perché in quelle due edizioni la terza italiana (Napoli prima, Lazio poi) fu eliminata ai playoff: ergo, 52,2 milioni messi a bilancio il primo anno, 77 addirittura nel secondo, quando la Roma raggiunse gli ottavi di finale. Quest’anno non si arriverà a quella cifra, ma il conto rischia di non essere poi così distante. La Roma ha fin qui incassato 12,7 milioni per l’accesso al girone, 4 per i risultati delle quattro partite (1,5 milioni ogni vittoria, 0,5 per ciascun pareggio), 19,25 già garantiti per la prima fetta di market pool, 4,8 di incassi tra Atletico Madrid e Chelsea. Totale: 40,75 milioni. Ai quali aggiungere, appunto, i 6 in caso di passaggio del turno, l’eventuale incasso degli ottavi (quello col Qarabag è da valutare, difficile in ogni caso sia meno di un milione se la sola quota abbonati è superiore a 600 mila euro) e l’altra tranche di market pool. Il totale non si può stabilire, ma in caso di ottavi non ci si allontanerebbe troppo da quota 70 milioni.
RANKING – E poi c’è l’aspetto sportivo, che si misura col ranking Uefa. Alla fine della scorsa stagione la Roma era 37a, prima della vittoria col Chelsea era già 26a: i dati saranno aggiornati dopo l’Europa League, i due punti di coefficiente guadagnati contro Conte valgono un possibile avvicinamento alla Dinamo Kiev. Per il ranking contano le ultime 5 stagioni e alla Roma fa bene lasciare per strada lo zero del 2012-13. Occhio, però: dal 2018 non si sommeranno più i risultati al coefficiente di nazione, come avviene ora. Ergo: attualmente la Roma sarebbe 30a, con cinque squadre davanti potenzialmente raggiungibili. Aveva ragione Di Francesco, allora: «Il 3-0 con il Chelsea è solo un punto di partenza».