Ci si emoziona addirittura nel finale a vedere De Rossi sfinire la sua vena nelle urla sotto al settore dove i mille hanno coronato la loro spedizione, a sentire quei cori finalmente di gioia, a riprovare l’ebbrezza di vedere la propria porta inviolata alla fine della partita (era da Chievo, 8 febbraio), e dei tre punti arrivati ad accorciare in maniera drastica la distanza col Milan (sconfitto a Torino) perdipiù in casa di una rivale diretta, la Sampdoria dell’ottimo Giampaolo, e alla vigilia di Inter-Atalanta.
La Roma dunque ha vinto in campo di una partita molto equilibrata, tra due squadre che hanno dato tutto, quel poco che può quella giallorossa dal punto di vista muscolare (e ieri ennesimo infortunio: Karsdorp) e quel non tantissimo che può quella blucerchiata dal punto di vista tecnico perché dietro Quagliarella non c’è moltissimo e se si spegne lui hai voglia ad aspettare gli spunti di Defrel, Saponara o Gabbiadini.
È stata una partita molto tattica sin dalle prime battute, ma non dallo sviluppo scontato dal punto di vista almeno delle strategie dei tecnici. Perché Ranieri non ha avuto paura di tenere la linea di difesa alta, o almeno più alta di quello che ci si poteva aspettare. Ma deve aver ritenuto evidentemente necessario questo atto di coraggio per evitare che Saponara potesse trovare spazi troppo larghi tra le linee e mettere a quel punto sì veramente in difficoltà la squadra giallorossa. Il pericolo in fondo era tutto lì: nelle combinazioni veloci tra i tre attaccanti (il trequartista e le due punte, Quagliarella e Defrel) sui piedi o sulla corsa con i difensori romanisti che nel primo tempo hanno comunque fatto quasi sempre buona guardia. Attento e reattivo Karsdorp, cauto e concentrato Kolarov, veloce a capire le potenzialità di uno sviluppo avversario Manolas, bravo anche Fazio a chiudere linee di passaggio e traiettorie aeree. (…)
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco