Un derby ad altissima tensione, segnato alla vigilia dal raid notturno dei laziali armati di mazze al bar giallorosso di Casal Bertone. Con un poliziotto ferito alla testa dal lancio di un sasso, bombe carta (alcune “bullonate”) e petardi esplosi fuori dall’Olimpico nel pre-partita. Ma nessuno scontro diretto, i contatti sono stati scongiurati. Se non fosse per le botte volate sugli spalti prima del fischio di inizio, nella parte bassa della Curva Sud, ma tra gruppi romanisti in dissidio anche per questioni relative a una coreografia non gradita. Che poi è saltata. Gruppi che sono stati separati con l’aiuto degli steward.
LA SECURITY La zona dello stadio, ieri, è apparsa blindatissima, per scongiurare scene già viste in occasione della stracittadina dell’aprile del 2013, quando si contarono diversi accoltellati, e tra Ponte Milvio e il Flaminio si scatenò la guerriglia. Il prefetto di allora, Giuseppe Pecoraro, disse: «Mai più derby di sera». Così è stato fino al 2016, quando si decise di ricominciare dando un’apertura di credito alle tifoserie. Per il match di ieri, la Questura aveva fatto scattare l’allarme rosso due settimane fa. E per la partita, definita «a rischio», aveva chiesto l’anticipazione dell’orario alle 15, in modo da avere un controllo migliore sui percorsi di afflusso e deflusso degli spettatori (erano in cinquantamila). Ma, alla fine, il Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico riunito mercoledì, non ha riscontrato criticità tali, comunque, da comportare il cambio d’orario.
Così ieri è stata schierata una security in grande stilec on più di mille tra agenti, carabinieri e finanzieri, che hanno vegliato sull’ordine pubblico. Il neo-questore Carmine Esposito, arrivato allo stadio, prima della gara, ha voluto salutare gli uomini e le donne impegnati per l’occasione. Il timore è che, dopo l’assalto al bar avvenuto giovedì notte e la “rivendicazione” apparsa su un muro («2/3/2019 derby della Capitale, anche stavolta vi mandiamo in ospedale!»), si scatenassero agguati e rappresaglie. Per questo l’alert è scattato quando ieri pomeriggio un motorino con a bordo due ragazzi, uno con la sciarpa biancoceleste, ha sfilato davanti al bar River, luogo di incontro dei supporter della Roma. Un falso allarme.
E per questo il dispositivo in borghese e silenzioso della Digos ha continuato a verificare he in giro per Roma non ci fossero cani sciolti (anche tifosi stranieri gemellati, gli inglesi in particolare) pronti a entrare in azione anche dopo il fischio finale. I cancelli dell’Olimpico sono stati aperti alle 16,30. Intorno alle 19, quando i tifosi laziali hanno cominciato a muoversi da Ponte Milvio per raggiungere la Nord è salita la tensione. Prima il lancio di quattro bombe carta «bullonate», quindi la sassaiola indirizzata ai mezzi fermi. Così, sul lungotevere Maresciallo Diaz, all’altezza della Farnesina, è stato ferito un poliziotto, raggiunto da un sasso volato oltre le alberature. Colpito alla testa, l’agente soccorso dall’ambulanza è stato portato al Santo Spirito, dove se l’è cavata con qualche punto di sutura.
Gli agenti non hanno perso la calma, mantenendo le posizioni. Dalle immagini girate dalle videocamere in uso alla scientifica, si lavorerà per risalire ai responsabili. In serata, dopo ilmatch, un romanista appena daspato è stato fermato dalla polizia a Ponte Milvio: era andato a sfidare i laziali che stavano festeggiando, è stato accerchiato e per poco non stava per essere linciato.
LE OFFESE Non sono mancate frizioni a distanza tra laziali e romanisti. I giallorossi hanno appeso lo striscione «Laziale Mahmood» su una palazzina del Coni (ritenendo un’offesa collegare i biancocelesti al vincitore di Sanremo?), i rivali in risposta hanno bruciato una bandiera giallorossa a Ponte Milvio, postando in rete il video. Fumogeni, bombe carta e petardi sono stati accesi sul lungotevere e a Ponte Milvio. Alcune auto sono state danneggiate tra via del Pinturicchio e via del Vignola, i residenti della zona sono esausti: «Ogni volta che c’è una partita di rilievo, siamo costretti al coprifuoco».