Non saltavano, ma hanno rischiato la vita per la mancanza di manutenzione di Atac. A causare il cedimento della scala mobile alla fermata Repubblica della Metro A non sono stati i tifosi russi del Cska Mosca. Vittime, al contrario, della mala gestione e dell’assenza di controlli dell’azienda capitolina dei trasporti. È questa l’ipotesi della procura di Roma che, a meno di due mesi dall’incidente dello scorso 23 ottobre, ha individuato quattro dei presunti responsabili dell’incidente, soprattutto nella mancata prevenzione: tre di loro sono funzionari Atac che ricoprono un ruolo apicale all’interno dell’azienda e che si occupano di manutenzione e collaudi. Il quarto, invece, è il legale rappresentante della società che – dopo avere vinto l’appalto Atac – si occupa della manutenzione ordinaria e straordinaria della scala mobile della fermata Repubblica, ancora chiusa dal giorno dell’incidente.
LE CONTESTAZIONI – Per tutti e quattro, i reati che verranno contestati sono disastro colposo e lesioni colpose. Nei prossimi giorni, dopo la formalizzazione dell’iscrizione sul registro degli indagati, la Procura conferirà l’incarico per la perizia che dovrà accertare le cause meccaniche del cedimento. Secondo le prime ricostruzioni, ad essere andato in tilt sarebbe stato il sistema che fa mulinare le lastre di metallo che avrebbe ceduto di colpo, senza l’entrata in funzione il freno di emergenza in grado di arrestare la caduta libera. Le scale, infatti, da quanto si vede nei filmati agli atti dell’inchiesta, hanno prima rallentato bruscamente per poi accelerare d’improvviso, inghiottendo decine di passeggeri nel tappo che nel frattempo si era creato per via dei gradini affastellati e distrutti. C’è chi ipotizza che possa essersi staccato il gancio di uno scalino, ma solo la perizia (a cui gli indagati potranno partecipare nominando un loro consulente) potrà fare piena luce sull’incidente.
LE PARTI OFFESE – Il fascicolo per ora vede fra le parti offese anche i due tifosi russi che hanno che hanno sporto denuncia contro l’Atac per le lesioni riportate. Il numero delle vittime pronte a chiedere un risarcimento (sono 24 complessivamente i feriti), potrebbe aumentare. Anche perché il comportamento dei supporter russi, giunti per seguire il match di Champions League Roma-Cska, non avrebbe determinato il cedimento della scala mobile. Il pm Francesco Dall’Olio e il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia hanno visionato tutti i video delle telecamere di sorveglianza, a partire dalle 12 ore precedenti l’incidente. E dai filmati non sarebbe mai emersa una condotta anomala o particolarmente violenta da parte dei tifosi. Nessuno, insomma, si sarebbe messo a saltare, a tal punto da danneggiare la scala mobile, come ipotizzato inizialmente. Per questo la procura si è concentrata sulla manutenzione, individuando, oltre all’azienda che avrebbe dovuto tenere sotto monitoraggio la struttura, anche i responsabili preposti al controllo per conto di Atac. La quale, in una nota diramata a poche ore dall’incidente, aveva difeso il proprio operato. «Sulla scala mobile in questione – si legge nel comunicato diffuso dall’azienda lo scorso ottobre – sono stati effettuati regolarmente gli interventi di manutenzione, le verifiche e le prove dei dispositivi di sicurezza, secondo quanto previsto dal piano di manutenzione e dalla normativa». Per Atac, insomma, sarebbe stato fatto tutto il possibile. Secondo la procura, invece, il crollo poteva essere evitato. O meglio, doveva.