Patrick Schick si è confidato in una lunga intervista al magazine ceco reporter, toccando un pò tutte le fasi salienti della sua carriera, dall’infanzia e gli inizi in Repubblica Ceca con lo Sparta Praga, l’arrivo in Italia, il mancato arrivo a Torino e il trasferimento alla Roma. Di seguito un estratto dell’intervista.
[…] “Sapevo che non era niente di serio, era un’infiammazione cardiaca che era passata, stavo bene, sapevo di avere abbastanza tempo per riposare e che tutto sarebbe stato normale, ma la Juventus rinviò il mio trasferimento. Quando tornai dalle vacanze, il mio agente Paska mi disse che sarei dovuto tornare a Torino per altri test. Risposi che non sarei andato da nessuna parte. Alla Juventus non importava più di me, ero un po’ arrabbiato. A metà luglio, la clausola di risoluzione da 25 milioni non fu più valida, dunque il presidente della Sampdoria mi disse che avrebbe voluto spuntare il prezzo più alto possibile e lo fece, cedendomi per 40 milioni di euro alla Roma. Quando ho firmato, ho provato grande sollievo perché potevo concentrarmi solamente sul calcio. Sono sicuramente più tranquillo di un anno fa a Genova, perché arrivai come un signor nessuno, ma qui tutti mi conoscono, sanno che sono un giovane che qualcosa ha fatto. Kolarov mi ha rassicurato e mi ha detto di non subire il peso del costo del mio cartellino, di star calmo e che tutto sarebbe andato bene e che sono stati loro a voler spendere quei soldi e l’hanno fatto. Quando ho visto il centro di allenamento mi sono reso conto che qui posso ottenere il meglio, non so se cose del genere esistano da altre parti. Non mi devo preoccupare di nulla, qui ci sono campi perfetti, i migliori sistemi di recupero, la palestra, i nutrizionisti ci misurano continuamente e ci dicono cosa mangiare, ci sono dozzine di impiegati solo per noi […]”.