Il ‘la’ che sta accompagnando l’ultimo ammainabandiera a casa della Roma l’ha suonato non qualche delicato strumento ma probabilmente qualche trombone: un suono che arriva da lontano, di là dalla Manica. La Roma, che delle bandiere aveva fatto il suo brand del cuore, quello che tutto il mondo tifoso invidiava alla squadra giallorossa, sta scomparendo. Insieme con questa Roma sempre più scombiccherata, l’Araba Fenice (ma senza arabi, ahilei), quella che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.
E’ un percorso contromano, per esempio rispetto al Milan, americano anch’esso, azienda anch’esso, il quale però sta cercando il recupero del cuore, che non è quello del cliente, arruolando Paolo Maldini, un nome che fa famiglia, e Boban, che fu un cervello in campo. E la Roma? Quella Roma che Bernardini che fa scuola all’argentini, come cantavano; o la squadra di Amadei, il fornaretto che pure la politica cercò di utilizzare come acchiappavoti; o di Giacomino Losi, insuperabile; o di Giuseppe Giannini, che non fu l’ottavo re di Roma, ma il principe per antonomasia; o l’amore sconfinato di Agostino Di Bartolomei.
IL NOMIGNOLO Poi venne Totti, il Pupone che non gli piaceva come nomignolo, mentre lui piaceva a tanti, forse a tutti, come s’è visto quando nell’ultimo giro, quello dell’addio programmato da fuori e condotto in porto contro Totti se non contro tutti, negli stadi del mondo ci si alzava in piedi per salutarlo. E’ successo anche al capitan Futuro cresciuto all’ombra (ma che luce la sua!) del Capitano, c’è solo un capitano, che era Totti.
Ma le bandiere non solo sventolano: fanno ombra, ormai, sotto il sole della Roma. Che vallo a capire quale sia in questo momento: Londra non è città di sole. E lassù qualcuno non la ama. O almeno la ama d’altro tipo. Dicono i negazionisti che quel che amano i romanisti è la maglia: ma quale ragazzino, oggi adulto, ha la maglia senza nome? Chi si è innamorato del giallorosso (e d’altri colori) l’ha sempre fatto seguendo qualcuno, un sentimento con gli scarpini. I cognomi citati sono stati quelli che di più hanno tirato l’appartenenza. Erano come un’ideologia.
Certo, al tempo delle ideologie scomparse o quasi, come le idee forse, al tempo del tweet, del last minute, arriva la mentalità dell’usa e getta, o forse dell’Usa e getta con la maiuscola. La bandiera la puoi mettere in naftalina, cacciare, o costringere da andarsene, se non vuole recitare la parte che qualcuno vuole assegnare: la foglia di fico. La foglia di fico, solitamente, copre le cosiddette vergogne. C’è chi è al soldo di tutte le bandiere, ma ci sono state, e ci sono, bandiere che non stanno a tutti i soldi.
FONTE: Il Messaggero – P. Mei