Il segno «+» c’è, seppur minimo, ma non deve ingannare. La semestrale del club giallorosso è stata approvata ieri dal Cda con un risultato positivo per 1,669 milioni di euro, un netto miglioramento rispetto allo stesso periodo della stagione scorsa in cui recitava -40,3. Ma il pareggio di bilancio è una situazione di passaggio per la Roma, che prevede di essere di nuovo in perdita a giugno. La relazione a dicembre 2018 è un po’ “gonfiata” dalle plusvalenze fruttate dalle cessioni estive, da luglio in poi (Alisson e Strootman in prima linea per un ammontare di 76,3 milioni), nel mercato invernale non c’è stata nessuna partenza illustre e la speranza è che sia la Champions a portare qualcosa in più in cassa, vedi quei circa 15 milioni di euro in palio col passaggio ai quarti: decisivo è il ritorno col Porto, cosi come lo è il campionato, perché senza la qualificazione al prossimo torneo sarebbe difficile mantenere in equilibrio il bilancio, che ora prevede costi alti ma anche ricavi alti.
Questi ultimi crescono sia grazie ai proventi della Champions, 53,3 milioni rispetto ai 47,8 contabilizzati a dicembre 2017, per via del nuovo meccanismo di distribuzione delle risorse finanziarie generate dalla competizione Uefa, sia grazie all’impatto dei grandi sponsor Qatar Airways, Hyndai Motors e Betway, part complessivamente a 9 milioni di euro. Ma ad aumentare sono anche i costi: il mantenimento di una rosa di livello comporta la crescita delle spese per i tesserati, che incidono per oltre il 70% sui costi totali (95,9 milioni su 136,1). La Roma continuerà a fare trading di calciatori, anche se oggi è presto per fare previsioni sulle strategie future: senza Champions i ricavi cambiano. Nella relazione sono stati segnalati il riscatto di Cristante è l’acquisto della società che si occupa del merchandising e che prima veniva gestita in collaborazione con Nike.