Una notte di Champions così, la Roma non la viveva da tanto tempo. Bisogna tornare al 2010, al 3-2 in rimonta sul Bayern firmato Ranieri, o meglio ancora al 3-1 sul Chelsea del 2008, ai tempi del primo Spalletti. Evidentemente le portano bene, i Blues, che nell’occasione confermano di non essere più quelli dell’anno scorso e inchinandosi ai giallorossi gli lasciano anche la testa del girone. Tre a zero, una tempesta perfetta che fa affondare la nave di Antonio Conte e che, incrociandosi al sorprendente 1-1 di Atletico Madrid-Qarabag, offre a Di Francesco un doppio match point per gli ottavi di finale: il primo lo giocherà fra tre settimane sul campo dei «colchoneros» e basterà un pari, ma alla peggio potrà comunque chiudere il discorso con il Qarabag in casa all’ultima giornata.
Che ci sia profumo di impresa lo si capisce subito, da quando entrando all’Olimpico gli occhi e le orecchie si riempiono di un pubblico che finalmente è di nuovo quello delle grandi occasioni, segno che la passione cova ancora sotto la cenere della disaffezione da stadio. E la Roma ci mette appena un minuto per ripagare la sua gente: concede al Chelsea la primissima azione, poi Kolarov pesca Dzeko, il bosniaco la appoggia di testa a El Shaarawy che dal limite indovina un destro da favola. Non c’è tempo di riprendere fiato: il Chelsea reagisce subito e una manciata di secondi dopo Fabregas indovina il corridoio per Hazard che al dunque si fa ipnotizzare da Alisson. Passati i primi, folli, tre minuti la partita si stabilizza e i giallorossi la giocano senza complessi nei confronti campioni d’Inghilterra. Al contrario delle ultime uscite in campionato i ritmi sono alti e questo aiuta anche la circolazione di palla, il famoso «gioco» che nonostante le vittorie aveva lasciato un po’ a desiderare. Per i primi 20’ l’unico tarantolato del Chelsea è Conte a bordo campo, poi pian piano danno segni di vita anche i suoi e dopo un paio di tiri dal limite di Hazard bloccati da Alisson, al 25’ è un errore di Kolarov a offrire a Morata la palla dell’1-1: un suo rinvio alla cieca viene rimpallato e finisce sul destro dell’ex juventino nell’area piccola, ma la conclusione a botta sicura finisce in curva sud. David Luiz prova a restituire il favore regalando palla a Dzeko al limite, El Shaarawy sbatte su Courtois, poi però Rüdiger si ricorda che da queste parti ha lasciato tanti amici e quando sbaglia il fuorigioco su un lancione di Nainggolan arriva il 2-0: stavolta il Faraone non perdona. È una serata magica per lui e per la Roma che a un minuto dal riposo si salva due volte dal 2-1 (ancora Alisson prodigioso su Marcos Alonso, poi Bakayoko di testa non trova la porta da un paio di metri) e all’intervallo la gente si domanda se sia tutto vero.
Lo è ma in un modo magico, come solo nella notte di Halloween potrebbe esserlo. Una notte in cui Perotti, che di solito non segna nemmeno quando tira da vicino, stavolta indovina un tracciante da fuori area, un siluro che di fatto chiude la partita. Dopo il terzo cazzotto il Chelsea vede le streghe e non si rialza più. La Roma potrebbe addirittura infierire, se non fosse che Perotti torna lo sciupone di sempre e che Courtois si supera deviando d’istinto un colpo di testa che Manolas (entrato al posto di Florenzi) e tutto l’Olimpico avevano già visto dentro. Ma non è un gol in più o in meno a cambiare la sostanza: è stata una lezione di calcio e per Conte il ritorno in Italia non poteva essere più amaro di così.