Berdini se ne va e l’accordo sullo Stadio di Tor di Valle si avvicina. Almeno a parole. Questo è l’esito della riunione di ieri pomeriggio, in Campidoglio fra la delegazione giallorossa – Mauro Baldissoni, dg della Roma, Luca Parnasi, il costruttore, e i tecnici – e quella capitolina– presenti il vicesindaco, Luca Bergamo, il presidente del Consiglio comunale, Marcello De Vito, il capogruppo, Paolo Ferrara, e la presidente della Commissione urbanistica, Donatella Iorio, più l’avvocato Luca Lanzalone. Stando alle affermazioni del vicesindaco, Bergamo, la Roma avrebbe presentato «una revisione del progetto che ha dei caratteri fortemente innovativi». Per il dg giallorosso, Baldissoni: «Abbiamo cercato di intercettare quali sono le esigenze e le visioni della nuova giunta». In realtà, secondo quanto trapela, l’innovazione più rilevante sarebbe data dal fatto che i proponenti riducono semplicemente le cubature di circa il 20%, senza tagliare nulla delle opere pubbliche. Filtra una voce, infatti, che vedrebbe i proponenti nella necessità di chiudere entro marzo. I finanziatori del progetto non intenderebbero attendere ulteriori fibrillazioni politiche dei 5 Stelle per cui da parte Roma si sarebbe deciso semplicemente di ridurre un po’ il margine di guadagno. Niente più tagli alle opere pubbliche – che Berdini avrebbe voluto per poter eliminare completamente le Torri di Libeskind – che rimarrebbero, perciò, tutte in piedi. A questo, si somma anche un ripensamento qualitativo della progettazione del trasporto pubblico. Questo accordo, quindi, segna il sacrificio politico di Berdini sull’altare della real politik.
Lui, contrario al progetto per ragioni legate alla sua personale visione dell’urbanistica, diviene l’ostacolo rimosso il quale l’accordo si trova in un’unica seduta. O quasi. Archiviato Berdini, tecnicamente, ora, il nodo da sciogliere è quello di trasformare questo accordo meramente politico in un pezzo di carta tecnico e giuridico. Insomma, adesso i tecnici devono scrivere come fare per ottenere questo taglio e, contemporaneamente, come superare i rilievi che sono stati inseriti nel parere unico del Campidoglio reso in Conferenza di Servizi e trasformare questo «non favorevole» in favorevole. Il tempo è poco: il 3 marzo è di fatto dietro l’angolo anche se, qualora si formalizzasse un accordo, sarebbe possibile tentare di ottenere una qualche forma di proroga ulteriore. Anche perché ancora manca sia il testo della variante urbanistica- a questo punto calcolabile non più in 354 mila metri quadri di Superficie Utile lorda (il parametro urbanistico sul quale si calcolano le cubature totali) ma in 280 mila circa – che è quello della Convenzione Urbanistica. Entrambi vanno scritti in Conferenza di servizi e poi ratificati dal Consiglio comunale. Il vero banco di prova, per capire se quest’opera sarà inserita negli annali come un successo o un fallimento, sarà proprio la Convenzione, cioè il contratto che regola non solo il rapporto fra i proponenti e il Comune ma, soprattutto, l’ esatta scaletta della costruzione delle diverse opere.