Due pensieri. Il primo, quello a freddo in una pausa dall’incazzatura: siamo a
tre punti dal quarto posto e, nonostante la Roma sia rimasta al palo, non ha perso punti sull’Inter ora quarta. Certo, si è persa un’occasione, ma la classifica è rimasta più o meno quella di prima. Il Milan è in ripresa anche perché sul mercato, nonostante ancora non si sia capito chi paghi, ha speso ed ha speso bene.
L’Inter sta navigando in prossimità dell’occhio di Lucy, il ciclone spallettiano: si sa quando inizia ma non si sa quando finisce. Speriamo duri il più a lungo possibile e che alla fine lui regali a Wanda Nara il disco di «I am going slightly mad»… Dando un’’occhiata al calendario, ti rendi conto che l’unico obiettivo fondamentale, ovvero il quarto posto, per quanto striminzito, è ancora raggiungibile. Una squadra normale, che giochi un calcio normale, con un allenatore normale potrebbe tranquillamente raggiungerlo.
Appunto, una squadra normale. Secondo pensiero: non esiste al mondo che ti presenti al derby in questo modo. Non mi interessa se la stagione stia andando così, in partite come queste dovresti entrare in campo col veleno agli occhi. Invece hai regalato meta partita all’altra squadra che, sebbene sia da metà classifica, giocava per la loro ossessione: la Roma. Ci sono dei giocatori semplicemente imbarazzanti e uno in particolare che ne sta combinando una dietro l’altra.
Un allenatore in completo stato confusionale, in campo e nello spogliatoio. Abbiamo giocato venti minuti del secondo tempo e sfumata l’occasione del pareggio, click, s’è spenta la luce. Per l’ennesima volta gli abbiamo dato un po’ d’ossigeno per andare avanti fino all’anno prossimo. La verità è che se ogni tanto li si sente in città, la colpa è soltanto la nostra. Una brutta serata, in campo e fuori; partita male, finita peggio. Il derby puoi anche perderlo ogni tanto, ma abbassare la testa no, quello mai. Ora Porto: abbiate la decenza di portare la dignità. Oggi più che mai, forza Roma.