Difficile che entrando allo Stadium, stasera, Patrik Schick non finisca per chiedersi come sarebbe stato. La stellina cadente che stenta a illuminare il presepe vivente — ma mica tanto — della Roma, ha una personalissima sliding door che porta impressa da-ta precisa: 18 luglio 2017. Quel giorno, dopo che un mese prima s’era fatto immortalare sorridente nel J Medical, con addosso una t shirt blu con il logo della Juventus, Schick si sentiva un calciatore bianconero. Ma senza che potesse evitarlo, il trasferimento saltò e da quel momento e come se qualcosa fosse cambiato nella testa di questo ragazzone di 22 anni: proprio lì, allo Stadium, s’era presentato al calcio italiano con la prima rete in Serie A. Inutile, ma indicativa.
“Io sapevo che doveva andare alla Juve — ha detto a Repubblica Viteszlav Lavicka che lo lancio allo Sparta Praga — poi finì alla Roma e forse qualcosa e cambiato”. Certo, il suo rendimento. Che un anno fa, in casa della Juventus, si trovò faccia a faccia col proprio destino: la sorte gli offrì sotto forma di un involontario assist di Benatia l’occasione di dimostrare ad Agnelli quanto avesse sbagliato a rinunciare ad acquistarlo per quel transitorio (e chiacchieratissimo) problema cardiaco. Ma solo davanti a Szczesny., Schick preferì farsi ipnotizzare che firmare la propria vendetta. La possibilità per la Roma di infrangere il tabù dello Stadium evaporò in quell’istante facendo deragliare il treno della consacrazione del centravanti ceco. Che esattamente dodici mesi più tardi — anche lo scorso anno si gioco sotto Natale, il 23 dicembre — ha quasi forzatamente l’opportunità di cancellare quell’episodio.
Un solo gol stagionale, alla Samp, tantissimi balbettii, la figuraccia di Plzen the ha convinto Di Francesco a preferirgli Zaniolo contro il Genoa. Ma Zaniolo non lo ha convinto — sarebbe più corretto parlare di esperimento infelice — Dzeko e ancora acciaccato “e non potrà partire dal primo minuto”. E allora ancora Schick, a meno di non voler immaginare nuove soluzioni folkloristiche. Certo non è ancora chiaro nemmeno il modulo che sceglierà l’allenatore: con il ceco e Zaniolo in campo dall’inizio, tornerebbe il 4-2-3-1 ma con Florenzi alto e Santon alle sue spalle. Curiosamente, la partita che rivelò al mondo l’esterno ex Inter fu proprio contro Cristiano Ronaldo: all’epoca, CR7 era l’ala destra dello United e lui un terzino sinistro, scontrarsi fu inevitabile. Oggi che il fuoriclasse della Juventus riempie l’area di rigore più frequentemente non è detto che sia lui a pestargli i piedi. E forse, vista la piega che hanno preso le carriere di entrambi, non è esattamente una brutta notizia.