Il primo derby della Var va alla Roma. Ma nemmeno la nuova tecnologia riesce a spazzar via del tutto le polemiche del derby capitolino: perché bisognerà aspettare in serata le immagini che toglieranno ogni dubbio sull’episodio attorno al quale gira inevitabilmente la gara. La Lazio lascia l’Olimpico con le pive nel sacco consapevole di aver perso contro una squadra forte, la Roma godendo per i tre punti importantissimi che le fanno fare un balzo in classifica scavalcando proprio la Lazio e raggiungendo l’Inter al terzo posto in classifica (aspettando le partite di oggi). Ma sorpasso giallorosso a parte resta un derby condizionato da due rigori (guarda caso anche l’ultimo con due penalty finì 2-1 per la Roma: era il 2011), con la squadra di Di Francesco, unica fin qui scevra, che scopre la nuova tecnologia. Nessun dubbio sul primo episodio fischiato contro: ingenuo il tocco con il braccio di Manolas.
Nel mezzo una buona partita giocata su ritmi molto alti che ha visto la Lazio partire forte ma subire poi il ritorno della Roma alla quale va il primo tempo: tre a uno le occasioni per i giallorossi che però non fa punti per nessuno. La svolta in avvio di ripresa con l’episodio che cambia la serata. Kolarov taglia in area da sinistra, Bastos entra male sul bosniaco che finisce in terra: Rocchi non ha dubbi è rigore, si consulta con il collega della Var e conferma mettendo la palla sul dischetto. Da lì Perotti fa ancora una volta il suo e porta avanti la Roma: 1-0. La Lazio accusa il colpo e la Roma ne approfitta raddoppiando di lì a poco con un gran gol di Nainggolan lasciato troppo solo dalla retroguardia biancoceleste. Il belga riceve palla a centrocampo ancora da Perotti, taglia in diagonale verso l’area laziale e trafigge Strakosha per il 2-0. Finita? Macchè, la Lazio resta in partita, Inzaghi cambia mette Lukaku e Nani per Lulic e Leiva e va molto meglio. E qui forse la Roma commette l’errore di non provare a chiuderla e permette alla Lazio di rientrare in partita. L’episodio chiave rimette di nuovo la palla sul dischetto degli undici metri. Stavolta il fallo di mano, dall’altra parte del campo, è di Manolas: chiaro, senza repliche. Rocchi non lo vede (è alle spalle del giocatore e il guardalinee non lo aiuta), ma si affida ancora alla Var: verdetto ineccepibile e Immobile accorcia le distanze.
I venti minuti finali sono chiaramente laziali con la Roma più attenta a portare a casa i tre punti che interrompono a quota nove la striscia vincente della squadra di Inzaghi. Quinto successo consecutivo in campionato invece per la Roma, sei nelle ultime sette: una squadra che dopo il ko contro il Napoli non ha più perso una gara con un bilancio di dieci partite vinte in dodici giornate di campionato. Ma il ko non sminuisce nemmeno la Lazio, che resta squadra vera, pronta a rientrare complice anche la partita in meno da recuperare contro l’Udinese a causa del noto nubifragio: anche perché la Samp prima inseguitrice dovrà vedersela contro la Juve campione d’Italia. Inzaghi perde all’esordio il primo derby contro l’«amico» Di Francesco che porta via l’intera posta: ma al ritorno sarà un’altra battaglia. Ed è stato anche il primo derby senza Totti, seduto quasi impassibile in tribuna, ma che nel dopo gara è sceso nello spogliatoio a festeggiare con i suoi il successo e il sorpasso sui rivali di sempre (considerando che anche la Roma deve recuperare la gara contro la Samp). Tutto liscio infine sul tanto temuto fronte dell’ordine pubblico: nonostante i quasi sessantamila spettatori. Nel pre-gara emozione per la standing ovation «globale» in ricordo del laziale Sandri ucciso da un poliziotto dieci anni or sono (la famiglia sotto la Nord per l’abbraccio della tifoseria biancoceleste) e qualche fischio laziale per la melina dei raccattapalle giallorossi: inutili entrambi. Ma si sa, il derby è anche questo.