Fa un certo effetto ascoltare Spalletti che ad un quesito replica: «Non capisco la domanda, non so darti la risposta». Soprattutto se questa è molto semplice, diretta, senza possibili equivoci e lo riguarda direttamente. «A Torino si scrive che lei sarà il successore di Allegri», gli viene riportato, a seguito di un’altra curiosità riguardante la posizione dell’Assoallenatori nella corsa di Abodi alla Figc. Lucio è colto di sorpresa. Prende tempo qualche secondo, rispondendo inizialmente sul tema federale.
Poi liquida la seconda questione con una non risposta. Che lascia aperto il campo a qualsiasi tipo d’interpretazione. Positiva e/o negativa, a seconda della latitudine dalla quale la si commenta. Quello che sorprende è che un paroliere come lui, abile come pochi altri a giocare con le metafore, le battute ad effetto e gli aneddoti, sia stato preso in contropiede. Una non replica che se sommata al fatto che – 1) Per la prima volta in carriera, a 57 anni, ha deciso di firmare per un anno e a tre mesi dalla scadenza ancora non ha rinnovato 2) Allegri non perde occasione per alimentare in modo sibillino il suo futuro in Premier – lascia aperto qualsiasi scenario.
Magari oggi Spalletti, rileggendo le cronache di quanto accaduto ieri in conferenza stampa, si arrabbierà, pensando che la priorità debba esser data alla gara col Torino. Ma è inevitabile, vista la valenza del tecnico, che fino a quando non verrà fatta chiarezza sulla questione-rinnovo, lo stillicidio mediatico (e non) continuerà. E chiarezza non può essere rimandare la questione a fine stagione, aspettando di vedere se riuscirà a vincere una delle tre competizioni dove la Roma, anche per merito del suo allenatore, è meritatamente in corsa. «Qui c’è tutto per vincere e per arrivare fino in fondo».
L’OBIETTIVO – Tornando al campo, Spalletti mette in guardia il Torino, vincente 3-1 all’andata. Forse il momento – dopo il ko col Porto – più difficile della stagione giallorossa: «Non siamo gli stessi di quella partita, è cambiato un modo di vivere, di ragionare, di essere. A fare la differenza in questi mesi è stata l’applicazione durante il lavoro». Non si sbilancia sulla formazione («Vedremo se ci sarà qualche cambiamento»), visto che l’annunciato turnover potrebbe essere rimandato, dopo il clamoroso 4-0 sul Villarreal. Anche se, ammonisce: «Guai a pensare di essere già qualificati». Poi torna alla gara di oggi: «Siamo costretti a vincere, se vogliamo restare in corsa su tre fronti». La Juve è a +10 ma il Napoli, terzo, è a -2. A proposito dei partenopei, sulla vicenda Sarri–De Laurentiis prova a glissare: «Preferisco guardare a casa mia». Poi però aggiunge: «Ci sto scomodo nella posizione di chi sta con le spalle al muro». Almeno Napoli, come destinazione futura, può essere depennata. A differenza di Torino.