Una settimana da incubo, che risveglia tutti i fantasmi del passato. La terza sconfitta consecutiva incrina anche il percorso europeo, un’ancora che avrebbe potuto fornire nuovo ossigeno ad una squadra stanca e demoralizzata. Questione di maturità, quella che la Roma non riesce proprio a meritarsi. Spalletti a fine gara, non fa niente per nasconderlo: «Dobbiamo parlarci in maniera chiara, si devono mettere a posto delle cose e chiarirne delle altre. Certo che possiamo ribaltare il risultato nel ritorno, ma se vogliamo farlo allora c’è da modificare qualcosa. Così non basta». Come un problema irrisolto che quando meno te lo aspetti è pronto a ripresentarsi, il tecnico è costretto a tirare in ballo vecchi fastidi del passato, comportamenti che i suoi ragazzi non riescono a sconfiggere: «Noi quando ci esaltiamo andiamo bene, poi quando le cose vanno di traverso siamo giocatori puliti dal punto di vista del temperamento».
Per trovare cause e motivazioni, basta tornare alle dichiarazioni dello scorso gennaio, quando Spalletti ha spesso richiamato l’attenzione in vista di questo durissimo periodo. Tra le righe, le colpe si dividono in modo equo tra atteggiamento della squadra e il mancato intervento della società sul mercato: «Mi ricordo tutto, non faccio confusione, parlo sempre alla stessa maniera. Mi aspettavo si potesse fare di più per quelle che sono le nostre qualità sul campo, poi se al di fuori non riusciamo a colmare qualche lacuna allora diventa tutto più difficile». La strada per recuperare adesso e all’inizio della salita: «Pensavo che si potesse far meglio dopo le sostituzioni, invece abbiamo preso il gol anche dopo i cambi. Speravo che all’inizio del secondo tempo riuscissimo ad abbassare un po’ il ritmo, invece si e preso gol subito. Non siamo mai stati cattivi in fase offensiva, anche nel proporre le giocate giuste. La squadra in generale non ha fatto malissimo, pero questo è un risultato pesante».
Ironia del destino, Spalletti torna a parlare del suo futuro poco prima dell’inizio della gara, in un’intervista all’Equipe: «A Roma, per tutta una serie di motivi è imperativo vincere. Sono tornato qui dopo quasi sette anni e ho ritrovato be stesse situazioni, gli stessi meccanismi. Allora dico: se si continua cosi, se si ripetono sempre certi comportamenti, in questa città continueremo a non realizzare mai niente. Quindi se non vincerò qualcosa significa che non avrò fatto meglio dei miei predecessori e andrò a casa. Idem se a Totti non verrà concesso di scegliere cosa fare». Nel frattempo pensando al presente, arriva la prima richiesta di aiuto da parte del diesse Massara. «Questo e il primo momento critico della stagione, per ribaltare i risultati abbiamo bisogno del nostro pubblico».