Ha finito in ginocchio sull’erba. Una fotografia che ha ricordato quando, disperato, malediceva un errore di Dzeko sotto porta a Cagliari il 28 agosto, secondo turno di campionato. In quel caso sembrava arrabbiato, voglioso di non arrendersi, pronto ad affrontare a petto in fuori una stagione che ancora poteva regalare tutto. Ieri Spalletti ha lasciato in chi lo osservava dalla tribuna, una sensazione diversa. Per la prima volta è sembrato rassegnato, consapevole che dalla prossima settimana dovrà cambiare mantra perché quello portato avanti per mesi («Resto solo se vinco») ormai è sorpassato. A tal punto che nemmeno Lucio lo menziona più. Nello slalom tra televisioni, radio e sala stampa, ieri il tecnico è riuscito quasi sempre a svicolare sulle domande riguardanti il suo futuro. Quando ha inforcato, le sue parole sono sembrate un testamento sportivo: «La classifica è sotto gli occhi di tutti e se la si guarda, ci si rende conto che la Juventus è forte e lo sta dimostrando. A Roma ho trovato la possibilità di lavorare e ce l’ho messa tutta. Poi si starà a vedere quello che sarà l’esito finale. Il risultato non è buonissimo, perché siamo usciti da entrambe le competizioni di coppa, ma nemmeno da buttare via. Se c’è la qualità e non si vince, qualcuno deve prendersi le responsabilità». E da tempo, sembra che Lucio non veda l’ora di assumersele.
L’ANALISI TATTICA – Contro l’Atalanta non gli è bastato correggere la squadra, dopo un primo tempo sbagliato, per vincere. Ma guai a parlare di rimpianto: «Ma quale rimpianto – replica piccato – Noi giochiamo le partite, sempre. E’ chiaro che rischiano di essere due punti persi importanti, perché poi la realtà è che contro queste squadre in casa devi riuscire a vincere. Purtroppo nel calcio succede di approcciare male ad una gara. Quando le cose non ti vengono, rischi sempre di toccare una volta di più il pallone. Loro ci lasciavano liberi i terzini e noi abbiamo spinto poco e non benissimo. Nella ripresa è stata tutta un’altra storia e avremmo meritato un risultato diverso». Ora, con la chimera-scudetto archiviata, rimane da difendere il secondo posto, ultimo baluardo di una stagione che non farà gridare al miracolo sportivo: «Dobbiamo tentare di arrivare davanti al Napoli che gioca un calcio eccezionale e ha un equilibrio di squadra di grande livello. Per farlo dovremo essere perfetti, e oggi lo siamo stati per metà».