Ma quanto era bello Luciano Spalletti nel 2005, quando parlava di normalità. Normalità di un uomo normale e di un tecnico eccellente. Normalità dilagante, che aveva rapito la popolazione romanista, che lo ha accompagnato e ha goduto di una Roma splendente. Negli anni, Lucio è cambiato, ha fatto dell’eccezionalità la sua caratteristica. Ha deciso di difendersi (da cosa?) attaccando, si è trasformato in un uomo che ha scelto la guida dal rancore continuo. Oggi Spalletti è allenatore dell’Inter e qui a Roma c’è chi lo rimpiange perché era stato il paladino delle lotte contro i giornalisti, perché ha fatto credere a tanti che c’erano dei fantasmi che impedivano alla Roma di volare. Che qui nessuno capiva niente, mentre la verità era solo da una parte. Che Totti era un problema. E la storia del «se vinco resto»? Altro scudo per nascondere una decisione presa da tempo: lasciare la Roma. E in quel periodo qualcuno avrà pure creduto che forse sarebbe rimasto. «Forza Roma» ha urlato a Trigoria l’ultimo giorno giallorosso. «Forza Roma» urlato con un megafono. Un gesto molto social, ma forse poco sincero. Perché senza megafono, qualche giorno dopo, ha gridato forza Inter dalle parti della Pinetina. «Spalletti a Roma ha combinato qualche casino», disse De Rossi, fotografando perfettamente una situazione diventata insopportabile. A Milano ha cominciato con le rose e con i fiori, l’ambiente era perfetto, altro che Roma. Lì si, il calcio è un’ altra cosa,altrove.
LE FOGNE – Forza Inter di qua, forza Inter di là e tutti ai suoi piedi. Ma poi, come per incanto, dopo i primi scricchiolii ecco le prime reazioni. Spalletti ha cominciato le sue difese d’ufficio con frasi social, parlando di fogne, cigni, brutti anatroccoli, gufi. L’ambiente Milano stava diventando come quello di Roma. No, dai. Impossibile. Ma ecco che dopo qualche sconfitta inaspettata, l’attacco ai giornalisti e uno si è beccato del «perdente». Per poi, sempre Spalletti, sbottare quando gli si è fatto notare come all’Inter mancasse un difensore. Ci risiamo? No, essù. Eppure l’ambiente attaccato dal Lucio è lo stesso che qualche settimana prima lo aveva definito il nuovo Mourinho. Lo stesso, identico. Il calcio è questo, ovunque. Bisogna saper reagire con ordine, anche a qualche critica sopra le righe. Mettersi sullo stesso livello è sbagliato, ti confonde. E uno come Spalletti non dovrebbe confondersi, perché il calcio lo conosce e lo sa fare e le critiche sono rumori di fondo, non un fantasma da combattere. Roma lo aveva reso re, Milano pure. Adesso qui in tanti tifano contro di lui e gli interisti cominciano ad avere qualche dubbio. Inter-Roma è la partita che proprio non ci voleva in questo momento: troppa tensione, troppo alta la posta in palio. Troppo tesi gli ambienti per poterla vivere come una grande sfida di calcio guidata da due bravissimi allenatori, Spalletti e Di Francesco. Mah, sarà colpa dell’ambiente; del buco dell’ozono, del sindaco Marino. Sempre colpa di altri, insomma. Questi fantasmi.