Il centesimo gol stagionale, il 3-2 di Salah, suona irridente almeno quanto i cori dei laziali al termine di un derby vinto senza gioia. E’ finito il sogno: la Roma saluta le due coppe a causa di due serate sballate, le partite d’andata contro Lione e Lazio, e ora non può che affidarsi al campionato per salvare la stagione. Otto partite, due mesi. Non c’è tempo per respirare fuori dall’acqua, l’apnea tecnica continua. All’opinione pubblica spetterà poi giudicare l’eventuale secondo posto, che comunque restituirebbe l’ossigeno della Champions League alla società, stabilendo se possa essere definito soddisfacente al termine di un percorso ricco di lampi ma anche di crolli inspiegabili.
LA PARTITA – Il danno, in questo caso, era chiaramente stato fatto all’andata. Nel secondo round, o secondo tempo come lo aveva chiamato ottimisticamente Luciano Spalletti, la Roma non ha solo vinto la partita ma l’ha anche condotta, come era giusto che fosse e forse oltre le stesse aspettative dell’allenatore: il 67,5% di possesso palla illustra un controllo assiduo del gioco, tale da non giustificare i due gol incassati in contropiede. Pazzesco, zemaniano il secondo, con Immobile lanciato contro Alisson appena dopo il centrocampo. Spalletti, che si è mosso come non mai da una parte all’altra dell’area tecnica per indicare la strada ai giocatori, non si dà pace per la delusione. «E’ una sconfitta» ammette. Come fai a definirla vittoria… «Quando parti da 0-2 non è facile perché al primo errore rischi di beccare gol e devi sfruttare quello che passa. La Lazio ha segnato alla prima occasione. Ma non ho tanti rimpianti per questa partita, avevamo compromesso la qualificazione all’andata. Peccato perché la Roma ha fatto tutto piuttosto bene, mantenendo equilibrio e logica». E ora? «E ora non possiamo fermarci, abbiamo il campionato, dobbiamo rialzarci subito. Vedremo se ci saranno contraccolpi. Di sicuro non si può cambiare il passato ma si può preparare bene il futuro». Anche grazie alla Curva Sud tornata a tifare fino alla fine: «Per me questo sarà un valore aggiunto, ci darà dei punti. Un movimento e un sentimento come quello della Roma ce l’hanno in pochi. I giocatori ci tenevano, ne parlavano, volevano dare ai nostri tifosi una soddisfazione. Ci dispiace. Ma se la nostra gente ci resta accanto diventa più forte di quanto lo sia stato finora».
ZERO TITOLI? – Il rischio è chiudere ancora senza titoli. Per il presidente Pallotta, che non ha mai vinto da quando possiede la Roma, sarebbe un’altra delusione difficile da digerire: «Bisogna prendere atto del verdetto del campo facendo analisi corrette e ricordando anche le cose buone». Glissa di nuovo sul futuro: «Il futuro è nelle mie mani, dipende da me. Bisogna prendersi delle responsabilità quando si vince ma ci resta un altro traguardo da raggiungere, un importantissimo lavoro da completare, una volta che verrà superata questa serata». Per lui il secondo posto non sarebbe un fallimento, tutt’altro, ma probabilmente non lo convincerebbe a rimanere alla Roma: «La nostra posizione è straordinaria. Quando sono arrivato eravamo molto dietro al Napoli, all’Inter, alla Fiorentina. Significa che qualcosa di buono è stato fatto e dobbiamo difenderlo. Del mio contratto non è il momento di parlare, se ne parlerà più avanti. Di sicuro non mi basta dire siamo bravi, siamo forti: qual è il problema? Nelle squadre contano i giocatori… Io sono un allenatore e devo vincere per meritare la Roma».