Affranto, deluso, sconfitto. Perché ci sono appuntamenti che pesano più di altri, soprattutto nei momenti decisivi della stagione. Un tarlo che continuerà a battere nella testa di Luciano Spalletti, visibilmente deluso da un processo che lui stesso ha provato a combattere, senza grossi risultati. Dopo l’eliminazione in Coppa Italia, sfuma anche l’ultimo derby di campionato, una delle scene di un film già visto in troppe occasioni. Questa volta però brucia ancora di più. Il paradosso di poter chiudere in attivo il bilancio delle stracittadine vinte dal ritorno sulla panchina giallorossa (3 successi e 2 sconfitte) viene cancellato dall’ennesima prestazione contraddittoria, dettata dai soliti cali di tensione e da un atteggiamento che lo stesso tecnico non riesce a spiegarsi. Per questo a fine gara, c’è poco da aggiungere di fronte alla richiesta di trovare risposte: «Bisogna stare zitti e ingoiare tutte le analisi che vengono fatte e che sono sicuramente giuste perché tutti possiamo dire quello che vogliamo e voi potere dare qualsiasi taglio all’analisi della partita». Con il secondo posto ancora in bilico, non è ancora tempo di gettare la spugna, a prescindere dalla scelta di proseguire o meno il proprio percorso in giallorosso. La rabbia del post gara lascia in secondo piano il discorso rinnovo, mettendo in risalto soprattutto l’ennesima sfida persa contro il collega Inzaghi. Spalletti incassa, ma non si piega del tutto: «Quando massacrate la squadra e quando tentate di toglierle quello che ha fatto, io difenderò la squadra. Quando si tratta di me, è corretto tutto. Il problema viene quando tu gestiscila squadra che deve lottare per vincere. È facile allenare chi non ha l’obbligo di vincere e può far bene. Quando hai la necessità degli obiettivi è più difficile. Queste sconfitte non devono buttare all’aria tutto».
Complicato anche puntare il dito sulle scelte iniziali, considerando che i 2 ko registrati quest’anno nei derby (che poi in realtà sono 3… ) sono arrivati con sistemi tattici differenti: la difesa a tre utilizzata nella semifinale di andata di Coppa Italia ha subito lo stesso effetto dello schieramento a quattro utilizzato ieri, perché i fattori della disfatta vanno probabilmente cercati altrove. Spalletti infatti rimette il disco che nello spogliatoio romanista continua a suonare da inizio della stagione: «In occasione del primo gol di Keita abbiamo dimostrato di essere poco aggressivi, ci siamo andati troppo molli. Noi sprechiamo due buone occasioni poi loro alla prima vengono giù e ci fanno gol. Questo ci ha messo in difficoltà sotto l’aspetto psicologico. Dovevamo fare di più perché secondo me molti calciatori, compreso io, abbiamo fatto una gara sotto al di sotto dell nostre possibilità. Se non si riesce a gestire lo stress non si riescono a ottenere le vittorie». Argomento che il tecnico affronterà, ancora una volta, oggi a Trigoria: le solite parole di rito ripetute negli spogliatoi dopo il triplice fischio verranno ribadite prima dell’allenamento, perché anche se non dovessero avere più effetto c’è obbligo di non tirare il freno a mano a quattro partite dal termine del campionato. Per il momento quindi nessun indizio a ciò che succederà dopo: «Per me non cambia nulla dopo questa sconfitta – conclude il tecnico – è inutile che mi chiedete un bilancio, quello lo faremo dopo». La società d’altronde è pronta da tempo ad ogni evenienza, come confermato nel pre gara dal dg Baldissoni: «Il futuro della Roma sarà frutto di un lavoro di programmazione, con o senza Spalletti».