Sarebbe il momento delle analisi, dei confronti, degli scambi di vedute. Solo che la Roma non ha il tempo per piangersi addosso né per capire fino in fondo il blackout che le è costato il derby e forse la finale di Coppa Italia. Il popolo romanista ha assorbito con filosofia la sconfitta, di solito molto più invasiva, ricordando la serie di quattro anni senza macchia nei duelli cittadini, tanto è vero che nessun tifoso ieri ha manifestato malumore a Trigoria. C’era il solito, piccolo gruppo di giovani alla ricerca di una foto ricordo all’uscita dei giocatori al centro sportivo.
AVANTI – E così Luciano Spalletti, molto attento agli umori della gente, ha chiesto alla squadra di guardare oltre, ripetendo nel chiuso dello spogliatoio quanto aveva confidato ai media in un angolo di umanità: «Se ci fermiamo siamo perduti». Un pizzico di timore per i risvolti psicologici e anche atletici di un ko con la Lazio c’è, tra i membri dello staff tecnico, che ha sottolineato una differenza non secondaria: il Napoli ha riposato un giorno in più dopo la Coppa Italia. Ma dall’altra parte, a poche ore dallo scontro diretto che può orientare in maniera definitiva la corsa al secondo posto, la Roma si è compattata dentro alla fiducia in se stessa, acquisita attraverso una stagione ricca di soddisfazioni e una capacità di reazione agli insuccessi (come vedete in altra parte del giornale) estremamente sviluppata. In fondo, tra i tanti avversari possibili dopo un derby perso, può essere vantaggioso affrontare il Napoli in questo periodo turbolento, tra una semifinale con la Juventus e un ottavo con il Real Madrid.
IL DAY AFTER – A Trigoria ieri si è scelto un approccio soft alla giornata. Nessuno era contento, ci mancherebbe. Anzi qualcuno, non solo tra i calciatori, era parecchio contrariato. Ma gli umori che vengono trasmessi all’esterno dalla società sono un inno alla normalità: una partita persa, per quanto dolorosa, non deve cancellare i risultati precedenti uno dei quali, il 3-1 in casa dell’Inter, risale a soli tre giorni prima. La stagione è ancora lunga e, dopo l’ostacolo Napoli, vivrà l’intensa settimana europea contro il Lione (andata e ritorno) che schiarirà all’orizzonte le prospettive della squadra. Se la Coppa Italia è diventata un obiettivo molto complicato – ma Spalletti non intende mollarlo nel ritorno che si giocherà tra un mese – il piazzamento in Champions League resta la priorità per un club che ha 53 milioni di perdite nel semestre luglio-dicembre 2016. Al di là delle strategie a lungo termine di Pallotta sul fronte dello stadio di proprietà, servono risorse per finanziare il futuro prossimo della squadra, che non prescinderà dalle cessioni (Manolas in primis), ma dovrà comunque mantenere un alto standard di competitività. In questo senso anche andare avanti in campo internazionale può essere utile: il Siviglia, campione uscente dell’Europa League, ha ricavato 25 milioni a cui vanno aggiunti gli introiti per la promozione automatica in Champions. Parliamo di circa 60 milioni complessivi, che per la Roma potrebbero essere di più calcolando l’alta quota di premi Uefa che spetta all’unica italiana (per il principio del cosiddetto market pool) rimasta in corsa nel torneo.
STRINGERE – La squadra è sembrata un po’ stanca nel derby? Pazienza, bisogna resistere, gestire la fatica e possibilmente mandare il Napoli a -8, sfruttando il fattore campo che in questo campionato ha prodotto solo vittorie. Seguendo questa logica spallettiana, domani i cambi di formazione non dovrebbero essere tanti: se appaiono scontati i rientri del portiere del campionato, Szczesny, e del capitano, De Rossi, sembra esserci soltanto un ballottaggio aperto, quello tra Salah e Perotti sulla trequarti. Salah ha deluso l’allenatore contro la Lazio mentre Perotti, dopo tanta panchina, ha la fresca rabbia in corpo che potrebbe servire in questa fase. Intanto Nainggolan, che è uscito zoppicando mercoledì dallo stadio, è recuperato. Lo scorso anno fu proprio lui a decidere la partita dell’Olimpico contro Sarri. Figurarsi se Spalletti lo lascia fuori per un malanno di stagione.