Il più piccolo è solo di un metro quadro ma dei 109 espropri necessari a realizzare il futuro Ponte dei Congressi, opera ritenuta necessaria per la costruzione dello Stadio della Roma, ve ne è uno che raggiunge i 14mila metri quadri e molti che superano i 3mila. E più di qualcuno degli espropriandi sta sul piede di guerra: ricorso sia contro l’esproprio che contro la cifra che lo Stato dovrà corrispondere come indennità. Un dossier, quello sul Ponte dei Congressi, direttamente connesso con l’impianto giallorosso di Tor di Valle che (ri)inizia il suo iter in Conferenza di servizi oggi all’assessorato all’Urbanistica della Regione Lazio. Per il Comune di Roma a guida 5stelle il Ponte dei Congressi (da viale Isacco Newton a scavalcare il Tevere per unirsi alla via del Mare/Ostiense) è sufficiente a «reggere» l’impatto traffico determinato dal nuovo Stadio. Essendo «coperto» con soldi del Governo (145 milioni di euro, 120 di quali stanziati), nella visione Raggi il Ponte dei Congressi cancella quello di Traiano, inserito dalla Roma nel progetto «versione Marino», e cassato dalla Giunta grillina pur di giungere al taglio delle cubature. Per il Ministero delle Infrastrutture, la Regione, la Città Metropolitana e il Municipio IX invece, il Ponte dei Congressi non è in grado di assorbire il traffico del futuro Stadio e, quindi, il Ponte di Traiano (90 milioni di euro che il privato, in cambio di cubature, pagava direttamente; due complanari sull’autostrada Roma-Fiumicino, ponte sul Tevere e viabilità di connessione con i parcheggi dello Stadio e poi con la via del Mare) va reintrodotto. Il gioco, quindi, verterà o sulla dimostrazione – sempre annunciata ma mai resa pubblica – da parte del Campidoglio pentastellato di documenti che dimostrano in modo inoppugnabile che il Ponte dei Congressi basta e avanza; oppure sulla ricerca delle fonti di finanziamento del Ponte di Traiano.
Il problema degli espropri, però, potrebbe ulteriormente complicare il quadro. Da un lato alcuni espropriandi hanno presentato, come da legge, le loro osservazioni al Campidoglio che, trascorsi i termini, ancora non ha prodotto documenti di risposta. «Alcuni di noi stanno costituendo una sorta di consorzio spiega Giuseppe Saura, proprietario di un’area soggetta ad esproprio per oltre 8mila metri quadri – per opporci alla procedura. Ma, in seconda battuta, non possiamo certo credere che il Comune, secondo quanto ci hanno comunicato nelle varie riunioni che abbiamo avuto, abbia solo un milione di euro disponibile per pagare gli espropri. Solo la mia area è stata valutata con una perizia giurata del valore di 2 milioni e 300mila euro. Qui c’è una società veneta che ha vinto un appalto Ama per la raccolta differenziata dei rifiuti del quadrante con 209 posti di lavoro a rischio». Fra i soggetti sotto esproprio, spicca lo storico Istituto Massimiliano Massimo, dal quale sono usciti, fra gli altri, l’ingegner Nervi del palazzetto dello Sport, Luca Cordero di Montezemolo, Alfio Marchini, l’ex sindaco Francesco Rutelli, la storica voce giallorossa Carlo Zampa. Al Massimo, insieme ad Atac, Anas, Consorzio di Bonifica dell’Agro Romano, si sommano molti privati e aziende: in totale 97mila metri quadri da espropriare e 33mila da occupare temporaneamente. Il rischio, in questo caso, più che per uno stop alle procedure di esproprio (difficili da ottenere) è quello di un’impennata dei costi che potrebbe mettere a rischio il già traballante quadro economico dell’opera. Al di là dei suoi tempi, degli appalti e dei flussi di traffico, i 5Stelle si assumono un rischio enorme a legare lo Stadio al Ponte dei Congressi.