Il primo sì è costato un consigliere comunale al M5S (Cristina Grancio). Adesso la maggioranza pentastellata sarà compatta come una testuggine nel votare la variante urbanistica per lo stadio di Tor di Valle? Ci saranno defezioni e malpancisti? E i mitici tavoli dell’urbanistica targati M5S come si muoveranno con la base? Domande politiche che entrano nella carne viva di questo ultimo tratto di strada per il controverso progetto calcistico-immobiliare. Sarà un caso, ma nemmeno una stadio-entusiasta come Virginia Raggi (ieri nella foga ha fatto un tweet di gioia a conferenza ancora in corso) si tiene larga. Non parla di date per la prima pietra, ma va direttamente all’opera finita: «Speriamo di vederlo pronto entro tre anni». C’è chi scommette che i lavori inizieranno tra un anno circa. Promemoria: per l’ex sindaco Ignazio Marino avrebbe fatto in tempo a giocarci Francesco Totti. Poi le cose sono cambiate, il progetto pure e il campione intanto si è ritirato. Di fatto da ieri inizia un altro pezzo di strada. E i tempi sono incerti. Entro la fine dell’anno la conferenza dei Servizi (Regione-Comune-Città metropolitana-Stato) trasmetterà al Campidoglio il verbale con tutte le prescrizioni che hanno accompagnato il via libera ieri. Una specie di lunga sentenza con tutti gli accorgimenti tecnici da rispettare. In primis, c’è la questione dei ponti. Rimasto laterale quello dei congressi, c’è quello di Traiano. Che per la Regione serve, per il Comune no, per il Governo (sponda Pd Lotti-Delrio) ci sarà grazie a loro. Una volta arrivato il verbale in Campidoglio dai primi giorni del 2018 inizierà il lavoro degli uffici per predisporre la variante al piano regolatore che possa supportare e sopportare un intervento da quasi 600mila metri cubi (non ci sarà infatti solo lo stadio ma anche un serpentone di palazzine alte settemetri).
I TEMPI – Prima però la deliberà dovrà passare dalla giunta, poi inizierà la navicella nelle commissioni e nei municipi interessati e infine l’ultimo sì dell’Aula Giulio Cesare. Atteso per metà febbraio, ma potrebbe essere anche marzo. Nessuno in questo momento, in Campidoglio, si sente di poter dare appigli e date. Anche perché ci sarà un nodo politico interno comunque da vedere. Superato questo scoglio, la variante con annessa la convenzione edilizia (scritta dai dipartimenti) dovrà passare in Regione. L’ente di via Cristoforo Colombo, competente in materia di Urbanistica, dovrà licenziare la pratica approvando la convenzione. E cioè il permesso a costruire. E qui i tempi si incrociano di nuovo con la politica. Sarà questo l’ultimo atto di Nicola Zingaretti come governatore al primo mandato o per via del Comune la pratica arriverà direttamente sul tavolo del nuovo presidente (a oggi in corsa per ci sono Zingaretti a caccia del bis, la grillina Roberta Lombardi e il civico di destra Sergio Pirozzi)? Sono calcoli (anche elettorali) che in queste ora circolano sull’asse Campidoglio-Colombo.
I NODI – E per esempio, ritornando in Comune, come si comporterà questa volta il gruppo del Pd? I dem erano favorevole al primo progetto (quello dell’ecomostro) ma contrari al secondo (quello del mini) ma in mezzo c’è il ministro dello Sport Luca Lotti, da sempre sponsor dell’operazione e anche ieri felicissimo del via libera della conferenza dei servizi. Ecco, dunque, come si muoveranno i dem? E la destra, potrà dire no se poi il candidato in Regione dirà «sì, certo, viva lo stadio» (strizzando l’occhio ai tifosi giallorossi che sono comunque un grande elettorato)? Tutti quesiti dell’ultima ora che incrociano l’iter tecnico amministrativo di un progetto che a colpi di prescrizioni continua a essere tutto fuorché semplice e lineare.