Il caso del parere segretato sul nuovo stadio a Tor di Valle rischia di finire in Procura. Mentre i consiglieri grillini continuano a chiedere a Virginia Raggi di pubblicare tutto, in nome della trasparenza, vecchio mantra stellato, l’opposizione in batteria, dal Pd a Fdi all’ex M5S Cristina Grancio, ha fatto richiesta di accesso agli atti. Con la postilla che se il documento rimanesse al chiuso dei cassetti della sindaca, allora si procederà per le vie legali. Lo dicono i meloniani, lo dice Grancio, passata dopo l’espulsione dal Movimento al partito di De Magistris, e lo stesso fa Marco Palumbo, il dem che presiede la Commissione Trasparenza del Campidoglio.
Proprio qui, in Trasparenza, domani si discuterà del rapporto del Politecnico di Torino. Sia della prima bozza, in cui si definiva «catastrofico» l’impatto del nuovo stadio (con annesso mega-complesso di uffici e negozi) sul quadrante Sud di Roma, sia di quella finale, approdata a Palazzo Senatorio giovedì pomeriggio e da allora blindata nelle stanze di Raggi e fedelissimi. Nemmeno i consiglieri 5 Stelle l’hanno vista, nemmeno gli assessori. Tutto per evitare un’altra fuga di notizie, come avvenne per la versione provvisoria, trapelata sui giornali. La maggioranza è in fibrillazione. Era stata convocata per venerdì mattina in Campidoglio, per fare il punto con Raggi sul documento dei professori piemontesi che avrebbe dovuto fare luce sul progetto già travolto dall’inchiesta per corruzione, ma il vertice è saltato all’ultimo. Rimandato a domani.
Anche l’opposizione è sugli scudi. «In Commissione Trasparenza ci aspettiamo di ricevere copia dello studio commissionato al Politecnico di Torino dall’amministrazione capitolina, sul quale abbiamo da tempo presentato accesso agli atti», faceva sapere ieri Andrea De Priamo, capogruppo di Fratelli d’Italia. «Se così non fosse, faremmo un esposto, qui non stiamo parlando di un fumetto da tenere in un cassetto e leggere quando si ha voglia, ma di atti pubblici». Il presidente della Commissione Trasparenza ipotizza una denuncia «per omissione d’atti d’ufficio, nel caso in cui il parere non venisse reso pubblico». Anche Cristina Grancio, la dissidente grillina che proprio per il voltafaccia dei colleghi su Tor di Valle (prima contrari, poi favorevoli) ha rotto col Movimento, si dice pronta a rivolgersi alla magistratura: «La verità – dice – deve venire fuori».