Che la rete del costruttore Luca Parnasi si fosse ben ramificata tanto al Mibact (ministero dei Beni Culturali) quanto alla Soprintendenza, è ormai noto. Ma negli atti depositati al tribunale del Riesame, che ieri ha discusso della posizione di alcuni degli arrestati, mentre il gip ha respinto la richiesta di scarcerazione dai domiciliari di Luca Lanzalone, c’è traccia della trattativa con cui l’azienda è riuscita a superare persino il limite di legge che vieta di costruire entro 150 metri dall’argine del fiume, in questo caso il Tevere.
«RUOTATE UN PO’ LO STADIO» – È il 27 settembre 2017 ed è ancora pendente il ricorso per via gerarchica al ministero da parte dell’associazione ambientalista Italia Nostra, quando il soprintendente Francesco Prosperetti, ora accusato di corruzione, contatta i progettisti di Eurnova e gli chiede un’aggiustatina al progetto. Se non si possono rispettare i limiti dei 150 metri, propone di girare un po’ l’intero stadio. L’idea è, riassumono i carabinieri del Nucleo investigativo, «che si possa verificare un cambio di orientamento o un qualcosa che mitighi la percezione del volume dello Stadio dall’area golenale del Tevere, aggiustamenti dell’asse che gli consentano poi di dire che si è operato in maniera da allontanare il volume dello stadio dal Tevere». Sebbene il limite di legge sia legato anche al rischio idrogeologico, il gruppo Parnasi non vuole cedere e allora il soprintendente si rivolge al dirigente dell’ufficio legislativo del Mibact, Paolo Carpentieri, che, secondo i carabinieri, sarebbe stato «avvicinato» dai consulenti del costruttore. Gli racconta che alla proposta di modificare anche solo di poco il progetto, quelli di Eurnova «si sono strappati i capelli» e si dice disposto a riproporre il vincolo. Ma il dirigente ministeriale non si scompone. Anzi, prosegue l’informativa, spiega che «qualora non vi siano ulteriori margini, al fine di addivenire ad una conclusione soddisfacente e non bellicosa con il proponente, si pronuncerà sull’inammissibilità del ricorso». «È compito del Soprintendente, che come previsto dalla Carta Europea del Paesaggio esercita la tutela attiva sul territorio – ha dichiarato – interloquire con i progettisti, con l’obiettivo ove possibile di migliorare il progetto per salvaguardare il paesaggio e la città». E a proposito dell’architetto Paolo Desideri, scelto per le modifiche e datore di lavoro della figlia, spiega che fu scelto da Eurnova ed è un progettista «di fama». Al mosaico dell’indagine si aggiunge un nuovo tassello.
«LANZALONE C’ERA SEMPRE»- Anche il dg del comune di Roma, Franco Giampaoletti, dopo un primo verbale, richiamato in procura ha fatto alcune ammissioni: «Nessuno ha mai chiesto all’avvocato Luca Lanzalone di non occuparsi più dello stadio. Io mi sono comunque sempre relazionato con lui, perché lo ritenevo una persona esperta. Mi sono confrontato anche su altre questioni, ad esempio su Atac». L’avvocato accusato di corruzione avrebbe avuto un ruolo decisivo anche negli ultimi mesi: «Non so a quante riunioni abbia partecipato – dice Giampaoletti – ma se anche Lanzalone non avesse partecipato alla riunione in questione, lui ha certamente contribuito alla nostra decisione di seguire l’iter ordinario, fornendoci il supporto tecnico giuridico che gli ho richiesto».