Incassato il via libera della sindaca Virginia Raggi, James Pallotta è al lavoro per trovare chi metterà sul piatto quel miliardo di euro (centesimo più, centesimo meno) necessario per costruire a Tor di Valle il Colosseo del duemila, con la vasta area commerciale e residenziale che dovrebbe svilupparsi intorno alla struttura sportiva. Il primo tempo di questa partita è iniziato nelle scorse settimane e si gioca nei piani alti delle più importanti banche italiane. Fonti qualificate confermano che Goldman Sachs, la banca d’affari incaricata dal numero uno della As Roma, ha bussato alla porta dei primari istituti di credito alla ricerca di finanziatori. Il secondo tempo si apre invece oggi a Boston dove Pallotta incontrerà una delegazione della Eurnova (la società proprietaria dell’area di Tor di Valle) formata dall’ad Giovanni Naccarato e da Riccardo Tiscini per discutere la vendita dei terreni. Un passo importante per il presidente, convinto che subentrare nella titolarità dell’area e delle concessioni edilizie sia essenziale per accreditarsi con le banche e le grandi imprese di costruzioni, chiamate a condividere il rischio economico del sogno giallorosso.
L’ACQUISTO DEI TERRENI – Sciolto il nodo politico, Pallotta è ormai deciso a compiere la sua prima mossa: l’acquisto dei terreni di Tor di Valle e dei permessi a costruire dalla Eurnova di Luca Parnasi. L’incontro di Boston è significativo, anche se l’operazione non si concluderà prima di marzo, perché il presidente della As Roma vuole attendere l’approvazione in Campidoglio della variante al piano regolatore generale e la firma della Convenzione urbanistica. Una volta messo al sicuro il via libera al progetto, Pallotta è deciso a rilevare i diritti dell’Eurnova a un prezzo che si aggira intorno ai 100 milioni di euro. Secondo quanto riportato da alcune fonti qualificate in seno alla vicenda fallimentare che vede coinvolta Eurnova e Sais (vecchia proprietaria dei terreni di Tor di Valle), Pallotta si è dichiarato pronto a versare subito alla società di Parnasi 20 milioni di euro, parte dei quali serviranno per saldare il debito di Eurnova nei confronti dei creditori della Sais. Sono soldi che escono dalle tasche del presidente, o meglio delle sue società. Una fiche — per “vedere” e rimanere seduto al tavolo di gioco — che però non sarà sufficiente per vincere la partita.
LA HOLDING DEL PRESIDENTE IN CERCA DI LIQUIDITÀ – Comprare i terreni non basta per costruire lo stadio. Servono tanti soldi e per il momento l’unico contratto di finanziamento di cui si ha notizia è quello da 30 milioni di euro sottoscritto con Goldman Sachs International. Quei denari sono stati affidati alla Stadio Tdv, controllata direttamente dalla Neep Roma Holding e, indirettamente, dalla holding di Pallotta, la As Roma Spv LLc, società di diritto statunitense costituita nel 2011 e con sede legale al numero 615 di South Du Pont Highway, a Dover, nel Delaware. La sua finalità è la costruzione e la gestione del complesso stadio, per il quale, finora, sono più i costi che i guadagni. E infatti, come rileva il collegio sindacale nella nota allegata al bilancio, «i ritardi nel completamento del procedimento autorizzativo potrebbero avere un impatto negativo, anche significativo, sulla situazione finanziaria, economia e patrimoniale della società».
UN POOL DI ISTITUTI DI CREDITO PER FINANZIARE LO STADIO – Lo shock dell’inchiesta giudiziaria e i tentennamenti della politica costano a Pallotta e alle sue aziende tanti soldi. Per questo — secondo quanto confermato da fonti bancarie — Goldman Sachs sta stringendo i tempi e sta finalizzando la composizione del pool di banche che dovrebbe finanziare la costruzione dello stadio. I principali istituti sono stati coinvolti e alcuni di questi hanno mostrato interesse a partecipare all’operazione stadio. Un tentativo di partnership è stato fatto anche con alcune delle più importanti società di costruzioni italiane. Obiettivo: trovare un socio che sia insieme industriale (quindi capace di costruire lo stadio) e finanziario, ossia disponibile a partecipare ai costi. Ma sul fronte delle imprese i più importanti player di costruzioni hanno fatto sapere che sono disponibili a costruire lo stadio, senza però entrare in una partnership industriale che potrebbe risultare pericolosa per via delle insidie di un mercato difficile come quello romano.