I nuovi treni della Roma-Lido pagati dai privati che sognano lo stadio a Tor di Valle? Nella delibera sul progetto bis, licenziata martedì dalla giunta Raggi, non ci sono più. Si parla genericamente di un «contributo» per «migliorare l’offerta e il servizio di trasporto pubblico su ferro». Come? «Attraverso il revamping/acquisto di treni sulla ferrovia Roma-Lido». Per i non addetti ai lavori, «revamping» significa riparare i vecchi treni già in dotazione ad Atac. E l’età media dei mezzi, sulla Roma-Lido, è 18 anni. Tutto qui: nessuna indicazione sul numero minimo di convogli che i proponenti dovrebbero comprare per la ferrovia che collega la Piramide con Ostia. Pensare che con il vecchio progetto sulla tratta sarebbero dovuti arrivare 15 treni nuovi di zecca, in alternativa al prolungamento della metro B, che è stato cancellato. Ma c’è di più: i fondi previsti per la mobilità (45 milioni in tutto, 36 per la Roma-Lido e altri 9 milioni per «eventuali altre opere di miglioramento della mobilità») potrebbero alla fine essere dirottati altrove.
FONDI DIROTTATI – La delibera appena approvata infatti consente di impiegare «la parte residua di tale contributo, in tutto o in parte, per far fronte agli eventuali maggiori costi» delle infrastrutture che sono sopravvissute alla revisione del progetto. Quindi, in teoria, dalla ferrovia potrebbero essere spostati sul rifacimento dell’Ostiense-Via del Mare, o sui due collegamenti per ciclisti e pedoni, nel caso in cui queste opere costassero più di quanto preventivato. Il rischio è che la viabilità dell’area, a quel punto, vada in tilt. Anche perché la delibera del 6 giugno ha cancellato definitivamente la costruzione del nuovo ponte carrabile sul Tevere, che avrebbero dovuto pagare i privati. Soprattutto il provvedimento dà per scontata la realizzazione del Ponte dei Congressi, finanziato dal governo con i fondi del Cipe. Opera tutt’altro che certa, dopo lo stop del Consiglio superiore dei lavori pubblici. La delibera della giunta Raggi però non prevede rischi. Di più, nonostante sia una procedura del tutto slegata dal progetto Tor di Valle, il Comune evidenzia la «necessità della contestuale realizzazione» del Ponte «per il potenziamento delle connessioni viarie e per un sicuro miglioramento dell’accessibilità» dell’area. Insomma, nei piani del Campidoglio i due progetti dovrebbero procedere di pari passo. Anche se non c’è alcuna garanzia che questo possa avvenire.
CAOS VIABILITÀ – Senza ponte – e senza una Roma-Lido rinnovata e a pieno regime – è facile immaginare quale sarebbe l’impatto, su un’area già congestionata, dello stadio e del nuovo mega centro di negozi, uffici e alberghi, il cosiddetto «Ecomostro», che resta ma con le cubature dimezzate (139.500 mq per il business park, 7.200 mq per strutture ricettive, altri 22.600 per i negozi). Gli stessi tecnici del dipartimento Urbanistica specificano che il Ponte è fondamentale per «risolvere le criticità oggi presenti sul nodo “Ponte della Magliana – Viadotto della Magliana”, esito dell’autostrada Roma – Fiumicino e connessione tra le due rive del Tevere». Un quadrante su cui confluiscono «i flussi di transito sull’autostrada, su via della Magliana e su via Isacco Newton e i flussi sull’Eur, su via Colombo, su via del Mare-Via Ostiense e la via Laurentina». Insomma, solo consentendo all’Ostiense-Via del Mare di ricongiugersi al Ponte dei Congressi si potrebbe «alleggerire la congestione sull’attuale Ponte della Magliana e a migliorare le condizioni di uscita ed entrata dal centro città verso i quartieri del litorale».
STALLI E VINCOLI – Tra le altre criticità evidenziate dagli uffici comunali nella relazione tecnica allegata alla delibera, ci sono anche i parcheggi per i negozi. «Per le strutture commerciali – si legge – viene evidenziata la necessità, in sede di progetto definitivo, di reperire le aree a parcheggio nel rispetto della normativa regionale». Resta poi l’incognita del vincolo apposto dalla Soprintendenza del Ministero dei Beni culturali. «I progetti definitivi – si legge nella delibera – dovranno essere redatti sulla base delle condizioni imposte dagli uffici tutori dei vincoli e, pertanto, la loro approvazione è subordinata all’acquisizione delle autorizzazioni necessarie». Insomma, se il vincolo restasse, il progetto andrebbe stravolto ancora.