Il messaggio che trapelava ieri dalla Regione non ha bisogno di sottotitoli: su Tor di Valle, basta indecisioni. Un appunto che sembrerebbe diretto principalmente al Campidoglio. Per l’operazione calcistico-immobiliare legata al nuovo stadio della Roma, bollata come una colossale speculazione edilizia dall’Istituto nazionale di Urbanistica e dalle più importanti organizzazioni ambientaliste del Paese, è il momento in cui i nodi vengono al pettine. Il prossimo 24 novembre, è notizia di ieri, si riunirà di nuovo la Conferenza dei servizi, l’organismo di cui fanno parte i tecnici di Comune, Pisana e ministeri che dovrà decidere se approvare o cassare definitivamente il progetto sognato da James Pallotta e dal costruttore Luca Parnasi. In ballo, oltre allo stadio che rappresenta solo una piccola parte delle cubature, c’è il famoso «Ecomostro» di negozi, uffici privati e alberghi, il vero core business dell’operazione.
LE FALLE – I nodi da sciogliere sono ancora tanti e tra i tecnici serpeggiano diversi dubbi. Sopratutto alla voce infrastrutture, cioè le opere di pubblica utilità che i proponenti dovrebbero finanziare in cambio del via libera al progetto, che viola i limiti del Piano regolatore. I fondi per la mobilità, tanto per cominciare, sono chiaramente insufficienti per far arrivare metà dei tifosi all’impianto sportivo con i mezzi pubblici, come ha prescritto il Comune. Tutta da chiarire, poi, è la questione dei nuovi ponti da costruire per evitare che questa zona di Roma, già piuttosto intasata, vada definitivamente in tilt. Il Ponte di Traiano, che nel progetto iniziale era a carico dei proponenti, oggi è senza coperture economiche. Il Ponte dei Congressi, finanziato con i soldi pubblici del Cipe, è invece incagliato in un iter di approvazione dall’esito tutt’altro che certo. Su questi punti dovranno fornire un parere i vari organi della conferenza, entro il prossimo 22 novembre. La Regione, che presiede le sedute, ieri ha fatto capire che a questo punto dovranno arrivare documenti inequivocabili.
TEMPI STRETTI – Nella lettera di convocazione spedita ieri, infatti, c’è scritto che «ciascuna amministrazione è chiamata ad esprimere in modo chiaro, univoco e vincolante, in termini di assenso o dissenso, la posizione dell’amministrazione stessa su tutte le decisioni di competenza». I vari enti quindi dovranno fornire entro una decina di giorni «un unico atto che espliciti ogni autorizzazione, permesso o atto di assenso, comunque denominato, che tale posizione, se favorevole, sostituisce ed esplicitando, in caso di dissenso, le motivazioni». I dirigenti della Pisana hanno anche ricordato che «le prescrizioni o condizioni eventualmente indicate ai fini dell’assenso (o del superamento del dissenso) siano espresse in modo chiaro e analitico». Come a dire: per Tor di Valle è arrivato il momento della verità.