L’idea di mollare tutto covava sino a quando non è arrivata all’assessore alle Partecipate, Massimo Colomban al quale manca solo la presa d’atto dell’ingovernabilità del Movimento dopo il ridimensionamento delle capacità decisiorie del sindaco Virginia Raggi, sotto scacco dell’inchiesta per abuso d’ufficio e falso.
IL CALCOLO E’ PRESTO FATTO – Sotto la spinta della base che chiede il ritiro della delibera di pubblica utilità o in alternativa una delibera che ridimensioni il progetto in modo tale da renderlo finanziariamente insostenibile, il No allo stadio avrebbe come obiettivo quello di ricompattare la base romana del Movimento nel rispetto dei principi oltranzisti di consumo del suolo e di lotta a ogni tipo di cementificazione dell’area romana. Anche se questo dovesse costare al Comune di Roma una causa milionaria da parte del proponente Eurnova che viene considerata dall’Avvocatura Capitolina giuridicamente sostenibile. E poi sulla bilancia penderebbe due macigni: quello di Eurnova in caso di No allo Stadio e quello della serie di ricorsi amministrativi a civili che starebbero preparando singoli esponenti del Movimento in caso di sì. In ogni caso, dunque, si finirebbe in tribunale con un solo vantaggio per chi è alla guida del Campidoglio, legato ai tempi dei giudizi: abbastanza per lasciarlo in eredità a chi governerà il Campidoglio dopo Virginia Raggi e mettendo così al riparo l’attuale maggioranza da un’implosione causa stadio.
I RUMORS DEL MOVIMENTO – Secondo i bene informati del Movimento, dietro il No ci sarebbe la regia dell’assessore Paolo Berdini, vera spina nel fianco di Euronova con la sua strategia fatta di silenzi e di continui richiami al rispetto del Piano regolatore, lo stesso Piano che il Movimento aveva promesso di modificare, introducendo severità nell’uso del suolo e che invece è al giro di boia dei 10 anni. Da quando fu licenziato dal Veltroni il mondo non è più lo stesso: la fame di case non c’è più c’è invece quella di lavoro che ha messo in ginocchio il settore delle costruzioni producendo migliaia di disoccupati e mandando all’aria decine di aziende. Oltre lo sport, lo Stadio della Roma avrebbe rimesso in moto un’economia devastata, dando alla città un grande progetto intorno al quale realizzare servizi e lavoro.
IL RINVIO – Prevarrà il no, stando alle indiscrezioni e così il 31 gennaio, giorno della scadenza fissata dalla Conferenza dei Servizi, arriverà alla Regione Lazio l’attesa richiesta di proroga di 30 giorni, propedeutica al No di inizio marzo. Giusto un tatticismo per prendere tempo e attendere che si calmino le acque dell’inchiesta sul sindaco. Poi di tatticismo in tatticismo i Cinque Stelle dovrebbero riuscire a formalizzare l’addio al progetto. Salvo ritrovare in un mese lucidità e ripensamenti.