Oggi, Vittorio Emiliani, penna di antichissima data del giornalismo italiano, delizia il palato dei suoi lettori con un pezzetto sullo Stadio della Roma di Tor di Valle infarcito non di inesattezze (ché possono sempre succedere, anche ai più anziani ed esperti fra i giornalisti) ma di vere e proprie fake news.
Uso il termine inglese, perché l’equivalente italiano – menzogne, falsità, notizie false – suonerebbe quasi diffamatorio e non c’è intento simile qui, ma solo quello di contestare, dati alla mano, l’ennesima presa di posizione di chi non legge le carte – e lo dimostrano proprio queste affermazioni – ma pontifica dall’alto della sua posizione acquisita in tanti anni di mestiere.
Iniziamo con le valutazioni politiche. Scrive Emiliani: “Lo stadio di James Pallotta a Tor di Valle sta perdendo credito e velocità in una strada sempre più in salita. Gli arresti clamorosi, prima di Luca Parnasi e dell’avvocato Lanzalone, poi del presidente grillino del consiglio comunale Marcello De Vito, concorrono ad una frenata ormai da brivido”. Due inchieste diverse, maliziosamente unite fra loro, mescolate come un gin tonic ma dimenticando di ricordare come la Procura di Roma abbia ogni volta ribadito che le procedure e l’iter del progetto Stadio non c’entrano nulla. Da un collega così esperto, un errore simile è davvero imperdonabile. “La variante al progetto iniziale che consentirebbe di far partire l’acquisto per 105 milioni da Eurnova (Parnasi) dei terreni dell’ex Ippodromo, slitterebbe ormai da maggio all’autunno”.
Nuova confusione. Non c’è una “variante al progetto iniziale”. C’è da votare, quando sarà pronta, una variante urbanistica in Consiglio comunale, variante che discende dalla delibera di pubblico interesse votata da questo Consiglio comunale a giugno 2017 (e che per la Procura non è stata toccata dall’inchiesta). Il solitamente attento Emiliani dimentica di sottolineare come quella Delibera Raggi abbia prodotto un progetto che è stato approvato in Conferenza di Servizi da Stato, Regione, Città Metropolitana e Comune, con diversi dipartimenti e uffici e società controllate coinvolti, per un totale di centinaia di funzionari pubblici che vi hanno lavorato. E che quel verbale, con tutte le sue 42 prescrizioni (a proposito: chi è che può portare un progetto che in Conferenza di Servizi sia passato così com’era senza mai ricevere neanche una prescrizione?) ha dato origine a una variante urbanistica da votare. Che, quindi, non può essere in contraddizione con la Delibera che l’ha originata per il principio che la Pubblica Amministrazione non può emettere atti fra loro contraddittori. Andando avanti: l’acquisto non è dovuto alla variante urbanistica e, mi pare, sia un affare fra privati che a Emiliani non dovrebbe interessare più di tanto.
Lo slittamento: le previsioni del voto prima delle Europee sono state fatte prima dell’arresto di De Vito il moralizzatore grillino della prima ora, ed erano subordinate al verificarsi di una serie di condizioni (la conclusione dei lavori tecnici preparatori) che è ancora possibile. Ma nessuno – né la Roma, né Eurnova, né il Campidoglio – ha mai preso un impegno formale a votare a maggio. Non esiste, quindi, alcuna notizia su uno slittamento di un termine mai annunciato.
Proseguiamo: “come ha potuto pensare, un uomo d’affari quale James Pallotta, di poter costruire, in tempi brevi, uno stadio moderno in una zona “maledetta” dal punto di vista idrogeologico, impiccata da quello dei trasporti, da finanziare avendo quale “premio” cubature residenziali e direzionali?”.
Ripetiamo insieme, Vittorio: la legge non consente nessuna cubatura residenziale. Se dopo 7 anni nei quali non hai perso occasione per sproloquiare sul progetto Tor di Valle ancora non hai capito neanche questo dettaglio, forse è giunto il momento di pensare alla pensione. Con estremo rispetto. La maledizione idrogeologica è l’altra grande puttanata che tu e qualcun dei tuoi continuate a ripetere sperando che una falsità diventi vera a furia di dirla. Per favore, mi porti – ci porti – a sostengo di questa tua tesi, non quanto dice l’Autorità di Bacino del Tevere (sarebbe troppo chiederti di leggere le carte, me ne rendo conto) ma almeno un pezzo di giornale che ci racconti di una corsa del trotto sospesa o rimandata a Tor di Valle per allagamento della pista? Una, una sola, ti prego.
Poi, magari, se vuoi fare le cose serie, leggi bene il progetto e quello che dice ABTevere. Grazie. Ne va della serietà della nostra comune professione di giornalisti.
La malizia poi si vede nel mescolare – con una strizzatina d’occhio alle frange estremiste dei tifo romanista – le cessioni di mercato con la questione Stadio: “Dopo aver venduto in questi anni ogni elemento appena valorizzato. Una Nazionale: Allison, Benatia, Romagnoli, Marquinos, Naingolan, Strootman, Politano, Pijanic, ecc. ecc. Il nuovo stadio come la carta magica per spiccare il volo. Con chi in campo?”.
Cerco di spiegarlo in modo semplice: esiste il Fair Play Finanziario che la Roma – a differenza di molte società italiane e molte europee – è stata chiamata a rispettare con vincoli piuttosto stringenti. Senza Stadio di proprietà per vincere ti serve un allineamento planetario unico (un po’ tipo la congiuntura astrale di De Vito).
Con lo Stadio non è detto che vinci, ma forse puoi avere qualche soldino in più da spendere.
A proposito di soldarelli, Emiliani si tuffa in un’analisi economica: “nel vecchio caro Olimpico (2,5 milioni di affitto l’anno)” – sono 2,8 milioni annui – poi c’è la citazione di cifre cui manca la fonte.
Scrive Emiliani: “[La Roma] ha incassato oltre 39 milioni di euro, alla pari col Milan, precedute soltanto dalla Juve (56,4 milioni), ma davanti all’Inter (36,7 milioni). Lontane Napoli (meno di 20 milioni), Lazio (12,2 milioni ricavi) e Fiorentina (8,2). Certo distanti anni-luce dai ricavi di Barcellona (quasi 140 milioni), Real Madrid (123 milioni) o Manchester United (124)”. Noi andiamo a prendere le cifre citate dall’ultimo rapporto Deloitte sulle entrate delle società di calcio europee. Secondo la Deoitte, il Real Madrid dallo Stadio ha incassato 143,4 milioni di euro (16% in più di quanto riportato da Emiliani), il Barcellona 144,8 (+3,4%), lo United 119,5 (-3,6%), la Juventus 51,2 (-9,2%), la Roma 35,4 (-9,2%), Inter 35,3 (-3,8%) e Milan 36,9 (-5,7%). Ovviamente, questi sono solo gli incassi da bigliettazione dello Stadio. Manca, nell’analisi (e non a caso una società seria come la Deloitte li inserisce) i ricavi derivanti da merchandising e diritti tv. Non penso sia necessario illustrare come i tre fattori si influenzino fra loro. Per chi volesse approfondire il tema, qui può trovare l’ultimo report Deloitte:
IL REPORT DELOITTE Poi, Emiliani prosegue: “Certo, negli altri Paesi europei la corsa agli stadi nuovi di zecca o ristrutturati è stata molto forte. Anche perché, quando erano in ballo le stesse società calcistiche (quasi ovunque tranne che in Francia dove gli impianti sportivi sono al 99% pubblici), queste hanno chiesto una parte commerciale consistente attorno allo stadio, ma niente più”.
Avrà fatto uno studio approfondito sugli stadi all’estero?
Forse, ma non ha ancora capito la legge italiana. Infatti, ribadisce: “Non centinaia di migliaia di metri cubi di pura speculazione, per residenze e uffici”.
Vittorio, ripetiamo insieme: non sono consentite cubature residenziali. E quella che tu chiami speculazione è il premio per le opere pubbliche.
Ma certo, tu e i tuoi siete pronti a farvi mecenati di Roma e, pur di evitare una compensazione, pagherete voi le strade, i ponti, la metro che il Comune ha chiesto al privato e in cambio dei quali – non dello Stadio ma di queste opere pubbliche – gli ha riconosciuto sulla base della legge un diritto ad ottenere cubature in cambio.
La chiusura del pezzo è meravigliosa. Un accenno – ma arriverà ovviamente la presa di posizione contraria in nome della bellezza architettonica di Lafuente… ah no, quelle sono le tettoie di Tor di Valle mica San Siro di cui si ventila l’abbattimento – c’è sulle vicende milanesi: “Per San Siro, Inter, Milan e il Comune si metteranno d’accordo se demolirlo o ristrutturarlo. Bisogna vedere quanto influiscono i vincoli della Soprintendenza sul vicino ex Ippodromo del trotto. E quanti cittadini (tanti forse) sono per la seconda soluzione ritenendo l’impianto comunale una “monumento cittadino”. Nessuno paria di “premi” in cubature, semmai di un’area commerciale. Punto”. Beh, noi aspettiamo fiduciosi di leggere un altro pezzo di grande giornalismo documentato a firma Emiliani su San Siro.
Da ultimo, altra strizzatina d’occhio alla parte sempre miope e scontenta della piazza: “E poi, quali titoli internazionali recenti possono vantare le società italiane? L’AS Roma in particolare? E la Lazio di Lotito che pure dice di volere un suo stadio?”. Nessuno, siamo d’accordo. Ma possiamo ringraziare quelli che dissero NO a Dino Viola quando solo in Spagna e in Inghilterra (e con ben altre norme) si costruivano stadi di proprietà. Che, poi, più o meno sono gli stessi che oggi dicono NO a Tor di Valle e a Pallotta. Allora come oggi, chissà quanti hanno mai letto le carte dei progetti e quanti parlano per sentiti dire.