Per ricompattare il team grillino, tranquillizzare i più timorosi tra i suoi esponenti e appianare le divergenze interne al Movimento 5 Stelle sul nuovo stadio della Roma alla fine sono bastate poche righe. Martedì mattina, nell’ultima riunione in Campidoglio sull’impianto che il club giallorosso vorrebbe realizzare a Tor di Valle, è spuntato un parere legale contrario a quello dell’avvocatura capitolina. E capace di ricomporre la frattura tra ortodossi e “stadisti”: «Anche se il progetto dovesse saltare — questo il contenuto del documento inviato ad assessori e consiglieri — è esclusa ogni ipotesi di danno erariale e i proponenti (As Roma e il costruttore Luca Parnasi) non avranno appigli per avanzare alcuna pretesa economica».
Alla presenza dell’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, dell’onorevole M5S Alfonso Bonafede (“stampella” della sindaca inviata dal Parlamento a Palazzo Senatorio) e del presidente dell’assemblea capitolina, Marcello De Vito, sembrano quindi essersi finalmente ricuciti i diversi punti di vista della maggioranza pentastellata. Con una linea ben precisa: nei 30 giorni di proroga sul dossier Stadio, ottenuti soltanto poche ore più tardi in Regione, con la Roma del patron James Pallotta e con Parnasi si tratterà soltanto a partire dalle previsioni del piano regolatore. Proprio come nei desideri di Berdini: «Si edificheranno 69mila metri quadrati — aveva spiegato l’assessore in un’intervista a Repubblica — rispetto ai 350mila pattuiti con Marino».
Numeri che, uniti all’allarme messo nero su bianco dal dipartimento urbanistica del Comune sul rischio esondazioni dell’area di Tor di Valle, potrebbero far saltare il banco. Non senza conseguenze. La Regione attende la trasmissione della variante al Piano regolatore da approvare dal consiglio comunale entro il 3 marzo. Se non arriverà, al netto del parere che ha permesso al M5S di serrare i ranghi, la Roma ed Eurnova (la società costruttrice) risponderanno per le rime. Il club giallorosso potrebbe chiedere l’intervento di un commissario governativo, oppure presentare una richiesta di risarcimento da centinaia di milioni di euro. Forse da più di un miliardo.