Ben prima che la magistratura si mettesse di traverso rispetto ai progetti di Luca Parnasi, James Pallotta aveva già deciso di “disfarsi” del costruttore romano. Troppi i 700 milioni di debiti a suo carico per trovare un finanziatore per la costruzione dello stadio della Roma e del nuovo quartiere da innalzare a Tor di Valle.
TROPPE INVIDIE E INIMICIZIE Troppe anche le invidie e le inimicizie che il palazzinaro – soprattutto per tutte le deroghe al progetto – aveva strappato all’amministrazione comunale di Roma. Per i terreni dove un tempo c’era il più famoso ippodromo della città Pallotta aveva infatti trovato un compratore, cioè la banca d’affari Goldman Sachs, lasciando al sodale soltanto il ruolo di sviluppatore delle opere.
Il progetto dello stadio della Roma è appeso a un filo. La procura della Capitale ha arrestato nove persone e ipotizzato una rete di malaffare di politici e funzionari pubblici per far partire un’opera che non ha visto ancora la posa della prima pietra. E non soltanto perché tra gli arrestati c’è Luca Lanzarone, avvocato vicino a Beppe Grillo e che soltanto qualche giorno fa avrebbe cenato con Davide Casaleggio per parlare di come gestire l’ondata di nomine pubbliche che attende il nuovo governo.
ULTIMA VARIANTE ENTRO LUGLIO Entro fine luglio 2018 dovrebbe arrivare in aula Giulio Cesare l’ultima variante del progetto dello stadio. Intanto non vuole sporcarsi le mani il sindaco Virginia Raggi, che soltanto 24 ore prima degli arresti aveva annunciato su Facebook che l’avvio dei lavori per l’impianto era prossimo.
L’IRA DI RAGGI, DISPOSTA ISPEZIONE «La rassegna stampa è vergognosa, i giudici dicono che io non c’entro niente e non c’è un giornale che abbia avuto il coraggio di riportare questa notizia», ha tuonato, «il Comune, i romani e la società Roma calcio sono la parte lesa. Partono oggi le querele». A breve dovrebbe anche arrivare un commissario giudiziario per l’Euronova di Parnasi, mentre il neoministro di Beni culturali, Alberto Bonisoli, ha disposto un’ispezione.
Prima che succedesse tutto questo, James Pallotta aveva già deciso di ridimensionare il ruolo di Luca Parnasi. Tra una minaccia e l’altra di vendere la Roma se non avesse avuto lo stadio, il finanziere di Boston avrebbe trovato un’exit strategy per il socio. Infatti avrebbe convinto Goldman Sachs, la stessa banca che in un primo tempo doveva finanziare il progetto con 400 milioni di euro, a comprare dalla Eurnova i terreni dove sorgerà (o doveva sorgere) l’impianto.
DA PAGARE 150-200 MILIONI La banca americana dovrebbe pagare tra i 150 e 200 milioni a Parnasi, che prese quei lotti dalla Sias della famiglia Papalia per 42 milioni di euro nel 2012. Di questa cifra, al momento, il costruttore deve versare ancora la metà, 21 milioni. Ma queste saranno soltanto una parte di quanto, stando al piano B di Pallotta, il marito di Christiane Filangieri avrebbe potuto investire. La Eurnova resterebbe comunque lo sviluppatore di un progetto che comporta un investimento da 1,7 miliardi di euro e che potrebbe permetterle di incassare una fee pari ad altri 200 milioni di euro.
RESTA L’AREA DI CALTAGIRONE Va da sé che questo piano B adesso è carta straccia. A Roma sono tutti consci che se saltasse il progetto a Tor di Valle difficilmente la città vedrebbe un nuovo stadio di calcio in tempi brevi. Anche perché l’unico ad avere un’area tanto grande per un progetto così ambizioso e Francesco Gaetano Caltagirone con i suoi ettari a Tor Vergata. Cioè dove in un primo tempo sembrava dovesse sorgere il villaggio olimpico per quei Giochi che la Raggi non volle proprio per timore della corruzione.