«Se vogliamo competere con i maggiori club europei, abbiamo bisogno dello stadio». Parole di James Pallotta, che forse in questo periodo non sarà l’uomo più popolare della Capitale, ma sulle cui abilità imprenditoriali nessuno può discutere. E lo stadio resta al centro dei pensieri dell’imprenditoria, della finanza e della politica romana. Perché un investimento da un miliardo di euro fa gola a tutti, in primis ai cittadini che con quei soldi vedrebbero riqualificato un pezzo importante della città.
E nessuno a Roma vuole sentire parlare di fuga a Fiumicino. Almeno per ora. Anche ieri infatti è andato in scena l’ennesimo incontro tra proponenti e Comune per mettere a punto la Convenzione urbanistica, che poi sarebbe niente più (e niente meno) del contratto che regolerà i rapporti tra pubblico e privato nella costruzione del nuovo impianto giallorosso e dell’area ad esso annessa.
Il punto su cui si continua a discutere maggiormente è quello della tempistica della realizzazione delle opere pubbliche. Il Comune ha ribadito più volte come non intenda permettere l’apertura dell’impianto prima del completamento del potenziamento delle linee di trasporto su ferro. Insomma balla l’ammodernamento della Roma-Lido, la peggiore (o una delle peggiori) ferrovia d’Italia, che però serve ogni giorno circa 100 mila pendolari, e che con la presenza dello stadio subirebbe un ulteriore carico di passeggeri.
Il problema per i proponenti sta proprio in questa importante infrastruttura, che non rientra nelle facoltà dei privati. L’ammodernamento e il potenziamento della linea passa infatti per la Regione Lazio, che ha già stanziato 180 milioni di euro, cui andranno aggiunti i 45 milioni di Pallotta e soci. Sarà quindi l’Ente pubblico a gestire i lavori, e la Roma ha legittimamente paura che possano esserci ritardi che avrebbero importanti e nefaste conseguenze con gli interessi degli investitori.
FONTE: Il Romanista – A. De Angelis