Il progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle, proprio mentre sembravano si registravano le prime, timide aperture da parte dei 5Stelle in Campidoglio, rischia di subire uno stop. Ancora da capire di quale entità.
La bomba è esplosa durante l’audizione in Commissione Urbanistica regionale degli assessori all’Urbanistica della Regione, Michele Civita, e del Comune, Paolo Berdini, con i rispettivi capi dipartimento, Manuela Manetti e Annamaria Graziano, ha tirato fuori il testo del parere emesso dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma, guidata dalla soprintendente architetto Margherita Eichberg.
La Soprintendenza, ha inviato alla Regione un parere molto negativo sul progetto: sia sulle procedure seguite da Comune e Regione che su prescrizioni delle Belle arti che non sarebbero state rispettate dai proponenti durante la stesura degli elaborati.
Il parere (prot. 0005419 del 25 ottobre scorso), indirizzato a Manuela Manetti, a capo della Conferenza di Servizi e direttrice della Direzione Regionale Territorio, riporta una prima “frustata” alla Regione e al Comune in merito alle procedure seguite per la Valutazione di Impatto ambientale e la Valutazione Ambientale strategica: “non sono accompagnati da alcuna istruttoria dell’Ente proponente e dell’Ente competente né da un elenco che permetta di verificare la completezza e l’univocità della documentazione”. Dopo di che, entra nello specifico delle questioni procedurali: “scarsa chiarezza da parte dell’Ente procedente sulle procedure attivate”, “non risulta il coinvolgimento del Ministero” sui piani paesaggistici e su quelli particolareggiati, e richiede “l’indicazione di tutti i procedimenti coinvolti con la relativa tempistica”.
Sul progetto, poi, la Soprintendenza va giù pesante: “si ritiene che la relazione paesaggistica non sia stata affatto formulata” ai sensi delle norme vigenti, che manchino una serie di elaborati fra i quali delle “fotosimulazioni” dell’area di Tor di Valle prese “dai vari punti di vista notevoli della città” come le “terrazze del Gianicolo, il parco degli Aranci, il Vittoriano”. Inoltre, “gli elaborati non hanno tenuto in nessun conto né delle valutazioni di criticità né delle richieste integrative avanzate dagli uffici del Mibact riguardanti nello specifico la lettura complessiva degli ambiti paesaggistici […], la definizione del grado di reversibilità e irreversibilità delle opere”. E, infine, che la Soprintendenza “ha individuato come criticità della proposta la presenza di edifici di notevole altezza oltre che di opere infrastrutturali che vanno ad interferire con i beni monumentali e paesaggistici” criticità che avrebbero “dovuto determinare una variazione della proposta nonché influire sulla dichiarazione di pubblica utilità”.