L’inchiesta Rinascimento fa l’ennesima vittima. E lo fa nel peggiore dei modi, colpendo chi al momento non risulta nemmeno essere tra gli indagati. E che per ora paga solo l’essere stato in qualche modo chiamato in causa nelle intercettazioni e il clamore mediatico di un’inchiesta che in molti si ostinano a definire sullo “stadio”. Comprensibile come l’elemento di maggior richiamo, sia proprio il progetto del nuovo impianto giallorosso, molto meno come in pochi si sforzino di far comprendere che la magistratura non sta indagando sullo stadio, ma su altro. E così il capo dell’ufficio Legislativo del Mibact, Paolo Carpentieri, ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni.
Lo ha fatto, soprattutto per difendere la propria onorabilità, inviando una mail ai propri superiori. «Purtroppo come avrete saputo – ha scritto Carpentieri – sono stato mio malgrado coinvolto (non so ancora a che titolo, se indagato o no) nell’inchiesta sullo stadio della Roma (avrei concordato due pareri con il prof. Amorosino). Non spendo neanche una parola per dire ciò che ciascuno di voi ne è già certo, per il solo fatto di conoscermi e di avere lavorato con me e di sapere come preparo e scrivo i pareri. In proposito dico solo che sono troppo presuntuoso (nella mia materia) per anche solo pensare di essere condizionabile nello scrivere di diritto amministrativo dei beni culturali (fermo restando che, nel diritto come in tutte le scienze e conoscenze umane, l’ascolto e il confronto sono non solo fisiologici, ma indispensabili, ma parrebbe che la finissima intelligenza degli organi reputi la discussione giuridica in quanto tale un reato)».
Amara infine la conclusione di Carpentieri: «Comunque, le notizie apparse (con un’enfasi e una tempistica, devo dire, sospetta) sulla stampa sono bastate a rendere non proseguibile il mio incarico di Capo dell’ufficio Legislativo». E questo arriva proprio nel giorno in cui sembra sempre più probabile che un altro dirigente del Mibact venga prosciolto dalle accuse. Come abbiamo scritto ieri infatti, si va verso l’archiviazione della posizione del direttore della Soprintendenza speciale archeologica belle arti paesaggio di Roma, Francesco Prosperetti. Personaggio ritenuto chiave nella vicenda dello stadio, soprattutto per il suo ruolo nella mancata apposizione del vincolo sulle tribune dell’ippodromo di Tor di Valle.
Una notizia che fa ben sperare per la ripresa dell’iter amministrativo di approvazione del progetto. Così come è da accogliere positivamente il fatto che questa settimana (probabilmente) si saprà il nome di chi sostituirà Luca Parnasi alla guida di Eurnova (nuovo amministratore o curatore). Passaggio fondamentale per riprendere ogni discorso, a cominciare dai terreni su cui dovrebbe sorgere lo stadio. In questo senso va registrata l’indiscrezione, lanciata ieri da L’Espresso, secondo cui potrebbe rilevare la quota di Eurnova (con i terreni) e preoccuparsi, oltre che dello sviluppo, anche della costruzione dell’impianto, la Buildit, società guidata dalla famiglia di costruttori parmense Pizzarotti (proprietaria dell’80% della società), che già in passato è subentrata alla famiglia Parnasi, accollandosi gran parte del debito di Parsitalia nei confronti di Unicredit e di fatto rilevandone il business (stadio escluso). Sempre che, anche qui come abbiamo scritto già in passato, non sia direttamente il presidente Pallotta a farsi carico dell’intero progetto, magari con il sostegno di Goldman Sachs.