In Aula Giulio Cesare la nuova delibera di pubblico interesse sullo Stadio della Roma di Tor di Valle dovrebbe approdare fra il 12 e il 14 giugno. È quanto trapela dagli uffici capitolini che hanno a disposizione 22 giorni (15 senza i weekend) per scrivere il nuovo testo.
Da parte della Roma continuano a susseguirsi le consegne di materiale. E i tecnici capitolini, basandosi proprio su queste carte, hanno iniziato a predisporre le nuove planimetrie. Sui nuovi disegni tecnici spunta una sorpresa: il Ponte di Traiano – quello progettato dalla Roma sullo svincolo di Parco de’ Medici della Roma-Fiumicino – sta ancora lì, fra le opere da realizzare. La versione del Campidoglio è: «Noi lo autorizziamo lo stesso, ma non lo “paghiamo” con le cubature come nel progetto basato sulla delibera Marino. Se poi la Roma vuole costruirlo, non sarà il Comune a finanziarlo né con i fondi Cipe del Ponte dei Congressi né con cubature aggiuntive». C’è anche una possibilità non remota che potrebbe obbligare la Roma a costruirlo comunque: la Prefettura potrebbe decidere di non autorizzare l’apertura del futuro nuovo complesso di Tor di Valle per carenza di strade di collegamento. Insomma: la sola via del Mare/via Ostiense, per quanto ampliata e unificata da Marconi a Raccordo, potrebbe non essere sufficiente a garantire la sicurezza nell’afflusso e deflusso dei tifosi e, soprattutto, dei mezzi di emergenza e di soccorso. E il Ponte dei Congressi – al di là dell’incommensurabile ritardo nella progettazione che ne posticiperebbe l’apertura a due o tre anni dopo l’inaugurazione dello Stadio – sarebbe comunque innestato sempre sulla via del Mare che, quindi, sarebbe l’unica via di accesso all’impianto. Il Ponte di Traiano, invece, avrebbe il pregio di creare una connessione immediata sull’autostrada per Fiumicino.
Quindi, nei corridoi del Campidoglio si sussurra che alla fine la Roma, pur di aprire lo Stadio, potrebbe essere costretta ob torto collo, a caricarsi anche il fardello di realizzare il Ponte di Traiano – che costa su carta 95 milioni di euro – senza ricevere in cambio nulla. L’assessore Montuori mischia ancora le carte: «Porteremo in aula la delibera entro il 15 giugno – ha promesso a TeleRadioStereo – e rispetto alla precedente è tornato in gioco il ponte dei Congressi, previsto dal piano regolatore, che serve in modo più organico quel quadrante della città». Poi dà una notizia: «Il vincolo trentennale della proprietà tra la Roma e lo stadio è confermato nella delibera».
Nei disegni che stanno circolando in queste ultime ore si inizia a comprendere come potrebbe essere la nuova versione del business park senza le tre torri di Libeskind. 55 metri l’altezza massima delle nuove palazzine, con una disposizione dei nuovi edifici, realizzati in un mix di vetro e cemento, disposti come tre triangoli intorno a una piazza centrale. Tutti gli edifici sembrerebbero fra loro connessi da una sorta di passerella sospesa, richiamando alcuni palazzi del centro storico dotati proprio di piccoli corridoi di collegamento, come gli archi di via della Pilotta che collegano Palazzo Colonna con i giardini. Cambiano anche i «pesi» dei diversi comparti: nel vecchio progetto basato sulla delibera Marino, l’area complessiva dell’intervento era di 180 ettari. Con il (futuro) nuovo progetto gli ettari totali aumentano a 217. Lo Stadio occupava e occupa 21 ettari ma passa dal 12% del totale dell’intervento al 10. Lo stesso per l’area commerciale: 5 ettari erano e restano, ma prima pesavano il 3% e ora il 2%. Cambia invece sia il Business Park (da 12,5 ettari a 7 con un calo percentuale dal 7 al 3%) che l’area pubblica (verde, strade, infrastrutture ) che da 141 ettari passa a 184, dal 79% all’85%.