Scompare il vincolo sull’Ippodromo di Tor di Valle e, su emendamento della maggioranza M5S, compaiono le pale eoliche per l’«approvvigionamento energetico» dell’area. Alla seconda giornata in Assemblea capitolina, la delibera che oggi acquisterà le stimmate del pubblico interesse nonostante un gruppo Cinque Stelle forse ridotto (Cristina Grancio è sospesa, forse non saranno presenti Gemma Guerrini, Monica Montella e Donatella Iorio), incassa di fatto il nullaosta a far brillare l’ippodromo firmato nel 1959 dall’architetto Julio Lafuente da parte del Soprintendente unico di Roma Francesco Prosperetti. Il quale, oltre al vincolo, rimuove direttamente il problema: «Non è mai esistito, c’è stata solo una proposta di vincolo. La mia posizione è che quella proposta è impraticabile. La decisione non è mia, è collegiale», dice il Soprintendente uscendo dalla riunione della commissione regionale chiamata a esprimersi sulla questione.
In pratica si è scelto di confermare il parere unico dello Stato, positivo e datato 3 marzo, facendo saltare l’iter di tutela avviato il 15 febbraio dall’ex Soprintendente Margherita Eichberg. È lo Stato che smentisce se stesso, insomma. Ma anche la proiezione del feeling tra Prosperetti e il Campidoglio: uniti nel dare battaglia davanti ai giudici del Tar al titolare del Mibact Dario Franceschini sulla questione parco archeologico del Colosseo e quindi legati nella rimozione del vincolo sull’ippodromo, un ostacolo altrimenti impossibile da superare che rischiava di bloccare, o almeno di complicare, il progetto sullo stadio della Roma concordato con i proponenti. L’ufficialità del vincolo saltato sarà data alla prima riunione utile della nuova Conferenza dei servizi incardinata sul nuovo progetto, quello dimezzato nel cemento e con ancora grossi problemi sotto il profilo della viabilità a causa di un ponte (dei Congressi) ancora arenato nella burocrazia. Ma che almeno garantisce atmosfera «green» per l’inserimento degli impianti microeolici su cui oggi ci sarà l’ok del M5S.
Non abbastanza però per Italia Nostra, imbufalita per la decadenza del vincolo sull’ippodromo. «A questo punto, basandosi su cavilli burocratici, questo vincolo viene detto infondato, autorizzando la distruzione di un capolavoro. L’azzeramento di questa operazione culturale ci lascia esterrefatti. Possibile impugnare la mancata imposizione del vincolo e noi lo faremo», dice Oreste Rutigliano, presidente di Italia Nostra, annunciando ricorso al Tar. Mentre il Pd ha chiesto una sospensiva per effettuare il ricalcolo dei costi di costruzione a causa di un presunto errore nella delibera oggi al voto: mancherebbero 30 milioni agli 80,6 milioni riportati nel documento come «compensazione delle opere pubbliche – è scritto nella richiesta di sospensione -. La votazione di tale delibera determinerebbe un ammanco di corresponsione alle casse comunali a seguito dell’esercizio della potestà urbanistica esercitata da Roma Capitale». Per il ricorso alla Corte dei Conti per danno erariale è un attimo.